Il direttore risponde. Estirpare le slot dal cuore delle città ma serve un freno anche alla pubblicità
Gentile direttore,
sono un missionario comboniano da trent’anni in Repubblica democratica del Congo. Su “Avvenire” continuo a leggere articoli sul gioco d’azzardo. Sono anni che anch’io lotto contro questa situazione, ormai diventata una vera “emergenza sociale”. Mio fratello già nel 1997 fu l’unico noleggiatore in Italia a dire di no alle slot, rendendosi conto del male che facevano alla povera gente. Aveva come clienti circa 200 bar dove installava flipper, juke box, biliardi. Penso che avere un fratello missionario l’abbia aiutato a prendere la decisione giusta. È da anni che scrivo a vari politici di questo problema, e sono sempre più consapevole della “forza di convincimento” – diciamo così – delle potenti lobby del settore su partiti, singoli parlamentari, burocrati. Vorrei perciò dirle che considero le battaglie per eliminare la pubblicità, fissare orari, scegliere luoghi lontani da ogni centro educativo per bambini e ragazzi, purtroppo solo dei palliativi. La mia idea è che si debba arrivare – anche con una grande raccolta di firme – al divieto d’installazione di slot machine e video poker nei bar e in ogni luogo pubblico. E so che solo la Chiesa è libera di lottare per questo.
Fratello Ivan Cremonesi, mcciComplimenti e grazie per la sua lunga e convinta battaglia contro l’azzardo, gentile e caro fratello Cremonesi. Devo però dirle che io resto convinto dell’utilità di quelli che lei chiama “palliativi”. Penso cioè che se finalmente si riuscisse a rialzare argini al dilagare dei “non-giochi” succhiasoldi, quegli argini che i signori di Azzardopoli non vogliono e contrastano con tutte le loro forze, ci sarebbe da essere molto contenti... Contenti per l’economia buona del nostro Paese, per i malati di gioco d’azzardo compulsivo, per le famiglie e le imprese messe a rischio da questa rovina. Contenti per l’ombrello strappato ai malavitosi lesti e tenaci, come attestano magistratura e Banca d’Italia, nel mettere le proprie attività criminose all’ombra delle vecchie e nuove bische “legali”.
Per questo la Chiesa italiana è così impegnata su fronte tanto scomodo e tanto decisivo, spinta a farlo anche dalla parola serena e forte del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Cattolici e laici si ritrovano, poi, spalla a spalla nella battaglia culturale e nell’azione concreta condotta dalla bella rete di Fondazioni anti-usura e Associazioni che ha dato vita al Cartello “Insieme contro l’azzardo” e dalla contemporanea azione di pressione “dal basso“ delle persone e delle sigle che che hanno dato vita allo SlotMob per sostenere i locali che, appunto, scelgono di essere “liberi dalle slot”. L’obiettivo comune è di tenere accesi i riflettori su Bisca Italia, di svegliare una politica desolatamente distratta e di mettere in punto di reputazione una burocrazia stranamente acquiescente al cospetto del “gioco deviato” e dei suoi imponenti costi sociali. Bando totale per slot machine e video poker? Sarebbe inutile, temo. Credo invece che estirpare “macchinette” e sale scommesse dal cuore delle nostre città e dalla prossimità infelice ai luoghi educativi e ricreativi dei nostri ragazzi sarebbe proprio un bel passo avanti. Per questo anche noi di “Avvenire” continuiamo a impegnarci. Controcorrente, sforzandoci di far capire quanto sia alta la vera posta in gioco.