Il direttore risponde. Essere «segni di contraddizione»
Caro direttore,le segnalo la "amaca" di ieri, 13 novembre, di Michele Serra. Non ho letto il testo su 'Repubblica'. Non leggo più 'Repubblica' da decenni, da ben prima del mio ritorno a Gesù e non la leggo per ragioni laiche, una sorta di benevolenza per il mantenimento della corrispondenza, almeno isomorfa, delle parole che usiamo con alcuni (almeno) fatti del mondo. "La Repubblica" naviga da decenni in una contorta fase gorgiana, per cui nulla è e, se pure fosse, non potrei conoscerlo e, se pure lo conoscessi, non potrei comunicarlo. S’arrangi.Ma mi è capitata la curiosità perversa di leggere online un articolino del 'Post' sul governo Monti come 'democristiano' e ho avuto il desiderio di capire chi aveva voluto perdere tempo della sua vita a scrivere una banalità così 'esosferica', quasi dentro l’assenza di peso e la fuga dalla gravità terrestre. Eccolo qua: «Gli espedienti da leguleio con i quali questo governo cerca di evitare, ridurre o postporre il pagamento dell’Imu sugli immobili non di culto della Chiesa italiana, fanno riflettere su un aspetto davvero sottovalutato di questa fase politica. Mentre sul web e sui giornali più arditi pullulano da mesi le illazioni sui poteri occulti, e ovviamente forti, che reggerebbero i fili del potere montiano (il gruppo Bilderberg, la massoneria, la finanza sionista, la Trilateral, la Spectre, i Thugs, la panchina della Juventus), avevamo sotto gli occhi, da subito, il solo vero condizionamento politico del presidente del Consiglio e di una parte consistente dei suoi ministri: la matrice cattolica. Per quanto 'tecnico', questo governo è una sorta di scrematura (al meglio) del vecchio notabilato democristiano, quello delle università e delle banche. Non la Dc con i calzini corti ma quella (soprattutto settentrionale) che ha il guardaroba in ordine e parla le lingue. Quella che fu dei Virginio Rognoni e dei Marcora. Tutto gli si può chiedere, tranne la concreta emancipazione dalla Chiesa e dai suoi interessi economici. Dice la profezia dei Maya che il primo governo laico, in Italia, sarà nel 2649. Noi non ci saremo». Beh, la firma è appunto di Michele Serra. Comoda la vita degli intellettuali, l’ho sempre pensato. Però, credo che dovreste rispondere in qualche modo. Non smentendo la verità – questo è un governo Tambroni fuori tempo massimo e il presidente Napolitano è un Giovanni Gronchi in tarda età – ma chiarendo che la 'matrice cattolica' fa, quotidianamente, da madre a tantissime persone. Nelle primarie del centrosinistra solo un candidato su cinque non è, dichiaratamente e 'orgogliosamente' per ciascuno degli altri quattro, di matrice (e di vita) cattolica.Personalmente non so se sono di "matrice cattolica", visto l’ateismo militante delle università italiane di filosofia quando ho studiato io, ma sono sicuramente cattolico e non mi riconosco per nulla in questo 'governo truffa' e nelle sua manovre da sacrestia. La 'matrice cattolica' è cosa seria, ampia, piena di contraddizioni e di cose diverse (perché a Dio – Padre e Madre, come insegnava Papa Luciani, Figlio e Spirito Santo – la diversità e le differenze piacciono in un modo infinito). È cosa bellissima, e lo sto scoprendo ogni giorno con dolore e con gioia. Limitare questa 'matrice' a una piccola operazione di compensazione di orgoglio e di vanità è povera cosa. Andrebbe forse detto che anche Avvenire, «giornale dei vescovi», non confonde la 'matrice cattolica' con una parte politica e con un 'governo qualsiasi'. Grazie, e gioia in Gesù Risorto
Raffaele Ibba, CagliariCerchi di non essere così ironico, efficace e vero, caro professor Ibba, altrimenti faticherò a tenere per me le sue lettere... pur sapendo che, con i poveri mezzi di uno che sa di cronaca, mi ritrovo a misurarmi in pubblico con un signore che sa di filosofia (e poiché mio padre faceva il suo stesso mestiere, parlo a ragion veduta). Ma veniamo subito a Michele Serra, mio brillante collega giornalista. Beh, le dirò la pura verità: lei mi ha costretto a leggere fino in fondo la rubrica di Serra, che ieri mattina avevo lasciato perdere dopo le prime righe. Perché? Perché i "dischi incantati" non si ascoltano. E a proposito dell’Imu sulle proprietà degli enti religiosi e non profit (tanti dei quali sono cattolici, ma che non sono solo cattolici) e delle loro preziose attività non ne posso proprio più di dischi incantati che ripetono sempre lo stesso ritornello zeppo di ingenerosità, bugie e autentiche offese.A me hanno insegnato che un giornalista e persino – pensi un po’ – un commentatore s’informa bene prima di scrivere, altrimenti mette in pagina solo il suo proprio pre-giudizio. O, nel caso di Serra, il radicale (aggettivo non scelto a caso) pre-giudizio anticlericale e anti-non profit che è stato di Curzio Maltese e che è di qualche altro/a collega non solo del quotidiano che lei definisce «gorgiano» (cioè, diciamolo pure allo studente liceale dell’ultimo banco che ancora non ha incominciato ad amare la filosofia, costruito sul modello comunicativo del forse più grande dei sofisti: Gorgia, appunto, scintillante oratore e negatore sul piano morale e razionale di ogni valore perenne). Già, pregiudizio, e distorsione dei fatti, caro professore. Non verità.E sul piano dei fatti – quei fatti che persino lei, pur così attento e acuto, sembra perdere di vista, finendo per considerarli «manovre di sacrestia» del governo guidato da Mario Monti –, abbiamo scritto tante volte, e ancora ieri e oggi. Dunque, non mi ripeto. Ripeto soltanto un augurio: che i dischi incantati si sblocchino e che i pregiudizi si sfarinino, attraverso l’esercizio di uno sguardo onesto e sereno sulla realtà.È troppo? Io lo spero, lo spero lo stesso. E vengo al vero cuore della sua lettera. Che non sta nella (opinabile) valutazione sull’attuale governo (lei e io la pensiamo in modo diverso su genesi, natura ed esiti di questa fase che anche per me è del tutto eccezionale e che, nell’attuale forma esclusivamente tecnica, non vorrei veder ripetuta). Ma sta, evidentemente, nel bel ragionamento sulla "matrice cattolica".Lei usa questa categoria da credente (e da credente cattolico, che sa di umanità tanto quanto di filosofia), Serra invece, pur con tutta la sua capacità di scrittura, la usa in senso politico e di potere. La usa cioè in modo per così dire inesorabilmente orizzontale, da quel che culturalmente è stato ed è. Ed è davvero una differenza abissale, che contiene il mondo (questo mondo e molto, molto di più…). Su un punto insisterei però maggiormente, gentile e profondo amico, e cioè sulla "contraddizione".Lei la riporta all’interno dell’esperienza cristiana, e dice qualcosa che è inciso, sin nella carne, non solo nei giorni di noi "cattolici semplici", ma anche nella vita di grandi credenti e di santi che amiamo e veneriamo. Per un cristiano, però, l’impegno libero e onesto, e mai deliberato o pregiudiziale, è quello di essere quando è necessario su ciò che è fondamentale "segno di contraddizione" nel mondo. O siamo segno di unità tra fratelli e di bene per tutti e sappiamo, appunto, con amore e fedeltà e schiettezza, entrare in contraddizione con le logiche dominanti, o siamo sale senza sapore. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore...».