Il direttore risponde. Essere padre, nonostante tutto
Gentile direttore,
sono un ragazzo di 28 anni e le scrivo per raccontarle un’esperienza che mi ha fatto capire come oggi un uomo non abbia più diritto alla propria vita e al proprio seme, allo spirito e alla salute. Tempo fa mi sono innamorato di una ragazza, e, come credo debba fare ogni persona su questa terra quando è innamorata, ho iniziato a vivere con lei. Dopo un po’ abbiamo preso casa e poi abbiamo deciso di fare un figlio, nato e riconosciuto da entrambi. Un anno più tardi però lei ha incontrato un altro, ed è andata via con lui, senza farsi problemi. Mi sono ritrovato d’improvviso (e senza appello) a sapere dal tribunale che avrò diritto a vedere il mio bambino un pomeriggio a settimana. Mi sono sentito di morire. La mia vita interrotta, la vita che ho generato con amore, spezzata. Ho pensato (giustamente) di tentare di riprendermela con la forza, ma verrei arrestato. Forse in un luogo senza Stato... avrei più possibilità che in questo Stato. La vita come la conoscevo non esiste più. Inutile fare un altro figlio con un’altra donna se in qualunque momento anche lei avrebbe la facoltà di separarci, e rovinarci. Farò il prete o l’eremita, non ho intenzione di vedermi rubare la vita un’altra volta e neppure di generare un altro figlio orfano di padre. In fede.
Francesco G.