8 marzo. Escludere metà del mondo è dimezzare vita e sviluppo
Puntuale ecco l’8 marzo e, altrettanto, la polemica sulla inutilità di celebrare la ricorrenza. Non è questo che interessa, ma il nocciolo della questione. È vero che non c’è niente da festeggiare. Nella formazione dell’ultimo governo le donne state 'dimenticate', anche se è noto che il Paese dispone di talenti femminili paragonabili a quelli maschili. Il contentino sono stati i sottosegretariati: 'sotto'.
Ogni volta che una donna raggiunge i vertici di una istituzione, di una banca o di enti di prestigiosi di ricerca, i media festeggiano le conquiste femminili: Kamala Harris testimone per tutti. Ma perfino negli Stati Uniti d’America è stato votato prima un presidente afroamericano che una presidente donna. Allora tocca alla politica, in Italia con due riforme per valorizzare l’autonomia delle donne: una legge sui partiti (attuazione dell’art. 49 Cost.) e una legge elettorale con le preferenze e le candidature aperte, non cooptate da capi corrente e segretari di partito.
Altrimenti le donne saranno sempre vittime delle quote. Ma la partecipazione politica esige che le donne siano sollevate dai loro molteplici impegni lavorativi, domestici e di caregiver. È scelta politica pianificare i servizi – a domanda sia individuale sia comunitaria – a favore della famiglia: asili nido (solo 12%), scuola con tempo prolungato (80% non ne usufruiscono), part time protetto con tutte le garanzie previdenziali, consultori familiari ecc. A dicembre 2020, nel pieno della seconda ondata della pandemia, su 101mila lavoratori in meno, 99mila erano donne.
E al Sud la situazione è più grave. Senza una politica per la famiglia (da quanto tempo se ne parla?) le donne continueranno a essere supplenti di un welfare monco. Del resto anche la preoccupante diminuzione della natalità è da collegare direttamente al debole supporto alle decisioni per una procreazione consapevole e responsabile. Sarà molto importante analizzare i dati che la relazione ministeriale del prossimo anno produrrà circa la interruzione volontaria di gravidanza.
La legge 194/78 impedisce l’aborto come forma di contraccezione, ma la legittima in caso in cui «il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna , in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari » ( art. 4). Tocca alla donna 'autodeterminarsi' per supplire a uno Stato che è inadempiente e che avrebbe invece il dovere di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana...» ( art. 3 Cost.).
Dati internazionali certificano che dove governano le donne anche la pandemia è stata affrontata con maggior efficacia. E le più importanti agenzie di rating attestano che se nei CdA delle Società per Azioni, le donne sono presidenti o consiglieri in numeri significativi, si ottengono risultati economici più performanti. In realtà l’efficienza, la operosità, il coraggio e i risultati anche domestici, da sempre, confermano essere le donne 'multitasking'; ma è tempo di una maggiore consapevolezza da parte di tutti. Se metà della società è esclusa dalla formazione più alta e dalle occasioni di lavoro, lo sviluppo del Paese è menomato e ridotto.
Le donne non sono una categoria, ma un soggetto svantaggiato e questo vale per oltre il 50% della popolazione mondiale. E si tratta del riconoscimento di diritti, non di concessioni. Per questo sono così cruciale ed evidenti il ruolo la politica e le contraddizioni fra i proclami e le scelte. Donna, dunque, radice di democrazia. In Italia, considerando il presente, sembra che una donna primo ministro, e ancor più presidente della Repubblica, sia di là da venire. Non c’è molto da festeggiare, ma da riflettere sì.
Presidente Associazione nazionale partigiani cristiani già parlamentare e ministra