Opinioni

Da oggi il Forum mondiale per l’agricoltura. L’eredità di Expo per «fame zero 2030»

Maurizio Martina* giovedì 4 giugno 2015
​Caro direttore,
da oggi Expo ospiterà il Forum internazionale per l’agricoltura, uno degli appuntamenti più rilevanti del semestre milanese per approfondire le sfide della nutrizione, della lotta alla fame e ai cambiamenti climatici. Quattrocento delegati provenienti da più di cento Paesi, oltre cinquanta ministri dell’Agricoltura insieme alla Fao, alla Commissione europea e ad altre agenzie internazionali prenderanno parte a un confronto globale a partire dai contenuti offerti dalla Carta di Milano proposta dall’Italia.
 
Altri ventisette Paesi non aderenti ad Expo saranno presenti a testimoniare la grande attenzione che la comunità internazionale tutta sta riservando al nostro Paese. Si tratta di una occasione imperdibile per lanciare dall’Italia la mobilitazione verso l’obiettivo "Fame zero al 2030" e condividere impegni precisi in vista della definizione quest’anno dei prossimi obiettivi del millennio. «Nutrire il pianeta, energia per la vita» richiama direttamente a una grande responsabilità proprio i modelli agricoli. Garantire cibo sano e sufficiente a una popolazione mondiale in crescita, utilizzando meno risorse naturali: questa la sfida, che ne contiene molte altre, tutte interconnesse tra loro.
 
 
Cancellare la fame, la povertà e la malnutrizione; combattere il cambiamento climatico; tutelare beni comuni come acqua, terra e biodiversità; ridurre gli sprechi lungo le filiere alimentari; sono tutte questioni irrinunciabili che devono essere affrontate insieme. Gli enormi progressi che sono stati fatti in questi anni nella lotta alla fame non devono farci perdere di vista che ci sono ancora circa 800 milioni di individui che versano in uno stato di fame cronica. La maggior parte delle persone a elevato rischio di insicurezza alimentare vive nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo dove l’attività agricola rappresenta la maggiore fonte di sostentamento, soprattutto attraverso l’autoconsumo.
 
 
L’agricoltura in queste aree è praticata quasi esclusivamente su scala familiare e il rapporto con le risorse naturali è spesso precario. Ma il dato che dobbiamo tenere presente è che in molte delle aree più povere del pianeta le rese agricole sono rimaste le stesse degli inizi del secolo scorso, mentre in altre parti del mondo sono cresciute di circa 200 volte. Nel prossimo futuro bisognerà produrre meglio, ma consumando meno risorse naturali.
 
 
All’agricoltura è oggi dedicato circa l’11% della superficie terrestre, gran parte delle risorse idriche disponibili e questo settore contribuisce in misura rilevante all’emissione di gas serra. Allo stesso tempo essa è uno straordinario presidio di salvaguardia ambientale, che può giocare un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico e spesso si rivela un premuroso custode dei valori territoriali e paesaggistici. Dall’agricoltura passano anche il contrasto alla malnutrizione (piaga che accomuna ricchi e poveri), la lotta agli sprechi, la sfida delle politiche per un commercio internazionale dei prodotti agricoli che contribuisca all’obiettivo della sicurezza alimentare globale. Abbiamo quindi di fronte una responsabilità straordinaria con la quale dobbiamo misurarci, necessariamente, con urgenza.
 
 
È il momento di dare un nuovo, concreto, slancio allo sforzo di costruire una global food policy, in grado di assicurare l’obiettivo di azzerare la fame nei prossimi quindici anni, di promuovere un’alimentazione più sana. Sappiamo di poter partire da quella miriade di piccoli agricoltori che nel prossimo futuro dovranno essere una delle leve più importanti nella lotta alla fame e alla povertà: lo potranno diventare se riusciremo a costruire delle opportunità intorno a loro, a partire dal trasferimento di conoscenze.
 
 
Creando le condizioni per la crescita di filiere dell’innovazione capaci di renderla disponibile a tutte le condizioni e a tutte le dimensioni con cui l’agricoltura è praticata, intensificando gli sforzi della cooperazione internazionale in questa direzione, sostenendo l’infrastrutturazione materiale e immateriale dei territori rurali per incrementare le opportunità di connessione tra piccoli agricoltori e mercati. Sappiamo di dover investire sul fondamentale ruolo giocato dalla produzione di nuova conoscenza e di nuove soluzioni tecniche, nell’obiettivo di aumentare la resilienza e la sostenibilità dei sistemi agricoli in ogni parte del globo.
 
 
Sappiamo di dover irrobustire i meccanismi di coordinamento tra i Governi per la gestione di eventuali stati di crisi e di dover agire sulle regole del commercio internazionale per renderlo "più giusto", tanto per i consumatori quanto per i produttori agricoli. Sappiamo che sarebbe importante alimentare i programmi di lotta alla fame con risorse addizionali e intensificare le reti di protezione e assistenza nelle aree più vulnerabili. Questa è l’ "eredità" che, come Paese organizzatore, vogliamo costruire attorno al tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Sono certo che Expo Milano 2015 ci aiuterà a percorrere insieme la strada verso questo comune obiettivo. Sapendo che l’Italia, come ci ha ricordato proprio recentemente il premio nobel Amartya Sen, «ha la possibilità di condizionare il discorso politico globale e non deve sottovalutarlo». Noi discuteremo e avanzeremo impegni proprio con questa consapevolezza.
 
*Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali