A lla fine ce l’hanno fatta, i sostenitori delle ronde, a mettere le ronde sulle strade delle nostre città e dei nostri comuni. Così provvede il decreto legge approvato dal governo, che appena pubblicato diventa legge. Ci vorrà ancora un regolamento, si capisce, per dare concretezza alla decisione, ma l’appuntamento è scoccato. Entusiasmo, soddisfazione? Un momento. Entusiasmo certo no. Non è un momento di festa quello che vede allestire rimedi ' speciali' alla paura, paura che ne viene ribadita come meritevole di interventi speciali. Ho anni abbastanza per ricordare quando, nella mia infanzia, si circolava in bicicletta, e la bicicletta si poteva lasciare in strada senza lucchetto, o col suo lucchettino da niente. Guardate oggi come sono le bici in sosta, avvinte al palo della luce con catene da un pollice. Ricordo che l’uscio di casa si chiudeva a sera, e mai di giorno pur lasciando la casa, perché doveva passare il lattaio a lasciare la nuova bottiglia ritirando i soldi sul tavolo. Guardate oggi le blindature d’acciaio. Basta così, oggi i segni del mondo mutato suggeriscono forse anche le ronde, e sia pure, ma non faremo festa. Costernazione, allora? No, neanche questo. Forse le ronde saranno utili. Non sappiamo ancora con esattezza che cosa può sortire da una norma - per ora solo programmatica - che nel suo ' legalese' dice la possibilità per i sindaci 'di avvalersi della collaborazione di associazioni tra i cittadini non armati per segnalare agli organi di polizia eventi che possono arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale'. Rileggete lentamente; schivate da bravi l’ironia di pensare che il 113 lo sanno tutti e che il telefonino ce l’hanno tutti, e allora a che servono le ronde; contentatevi di sapere che saranno associazioni di cittadini 'non armati', cioè come tutti noi. Via, respiriamo, si temeva peggio in tema di sceriffato di massa, in questo rivoluzionario dispositivo di controllo del territorio. Poi però si dovrà stabilire in che modo l’azione di ronda 'volontaria' avrà efficacia e serietà, quando il regolamento dovrà uscire dal geroglifico, dalla reticenza, e dovrà indicar il punto giusto fra la modesta utilità dell’occhio sveglio e il rischio opposto di una deriva interventista 'fai da te'. Io so che nelle cose di legge c’è un discrimine psicologico fondamentale fra l’azione di sicurezza e l’azione di forza, e che ciò si ripercuote anche negli uomini che vi si dedicano. Il primato dell’uno o dell’altro valore separa il poliziotto (l’uomo della correttezza, presidio di sicurezza) dallo sbirro ( l’uomo della forza). La sicurezza è un servizio, la forza uno strumento. La forza sottomessa alla giustizia è un ausilio, la forza da sola è un’illusione violenta. Se si immagina di mettere in strada uomini nuovi di forza, dedicati alla sicurezza pubblica sol perché volenterosi, senza che sia verificata l’attitudine al servizio da inventare, l’ultima illusione sarebbe quella di confidare nella esibizione dei loro straordinari muscoli, piuttosto che nel loro cervello pensante. Uno screeening personale è irrinunciabile. Far paura a chi impaurisce è una sfida sui confini della paura criminale e della paura virtuosa; ci vogliono nervi, discernimento, professionalità. Se saranno angeli noi li aspettiamo angeli. Se energumeni, noi li rifiutiamo energumeni. Il governo ci pensi, noi li rivedremo.