Il direttore risponde. Educazione alla famiglia e alla salute Così uno Stato è due volte saggio
Vorrei limitarmi a dire, caro dottor Salvi, di essere d’accordo con lei. Ma poiché domenica scorsa 22 giugno (http://www.avvenire.it/Lettere/Pagine/ora-vita-solidale-scuola-tenerezza-dio.aspx) ho ragionato sull’idea di introdurre a scuola «un’ora (o più)» di «vita solidale» non mi va di sembrare il teorico di una dilatazione senza limiti dell’orario scolastico… Dunque, dico di trovare giusta la sua proposta e, al tempo stesso, di pensare che l’«educazione alla salute» possa rientrare a pieno titolo tra gli argomenti affrontati nelle ore riservate alle materie scientifiche che già qualificano l’offerta formativa della scuola italiana. Aggiungo solo una rapida sottolineatura: il nostro è un Paese che sperimenta crescenti problemi (e sostiene grandi spese) di tipo sanitario, perché è un Paese con sempre più persone anziane (io nel fatidico 2050 che ogni statistica cita, nel caso fossi ancora in cammino su questa terra, festeggerei i 92 anni…). L’allungamento della vita è ovviamente una cosa molto buona, il rimpicciolimento della quota di popolazione giovane è invece pessima. Anche dal punto di vista della sostenibilità del nostro sistema sanitario che, come lei ricorda, è basato sul principio del «diritto universale alla cura e alla salute». Lo scriviamo da anni, dando spazio ad analisi e studi molto documentati: sposarsi e metter al mondo figli – concittadini, sostegni ed eredi e del domani comune – fa stare meglio tutti. Per davvero. Per questo uno Stato che riconosce e non scoraggia la famiglia è uno Stato saggio. Se poi questo stesso Stato deciderà che a scuola si deve anche insegnare a vivere, a curarsi e ad alimentarsi bene sarà saggio due volte. Lei e io – e sono sicuro non solo noi – ce lo auguriamo.