Opinioni

Nel patrimonio culturale dell'Unesco entra la dieta mediterranea. La «piramide italiana» diventa un tesoro dell'umanità

Paolo Massobrio mercoledì 17 novembre 2010
Alle quattro del pomeriggio di ieri il tam-tam mediatico era già partito: la dieta mediterranea è diventata patrimonio culturale dell’umanità. Dopo un lungo iter durato quasi un lustro, i rappresentanti di 166 Paesi dell’Unesco riuniti a Nairobi, dopo due giorni di discussioni, hanno votato a favore di questa pratica che rappresenta un sapere diffuso e quindi un valore culturale per tutti.  La delegazione italiana presente in Kenya è stata salutata da un lungo applauso, segno dell’eccellenza che rappresenta il nostro Paese nel mondo. E molti italiani hanno voluto dedicare questo riconoscimento al sindaco cilentano, Angelo Vassallo di Pollica, recentemente ucciso in un agguato, che tanto si era battuto per questo riconoscimento. Con la dieta mediterranea salgono a 166 gli elementi iscritti provenienti da 132 Paesi. Fra questi il tango argentino o, per restare in casa italiana, l’opera dei pupi siciliani e il canto a tenore sardo.  Coincidenza vuole che a Milano, proprio ieri, si svolgesse un summit fra imprenditori e mondo della finanza dedicato all’Expo del 2015 per vagliare 118 progetti. E questo in attesa dell’iscrizione ufficiale di Milano al Bureau des expositions di Parigi per il prossimo 23 novembre, che dovrebbe sancire la definitiva partenza di questo evento. Ma Expo e dieta mediterranea viaggiano a braccetto visto che il titolo della manifestazione sarà «Nutrire il Pianeta», e uno dei sette temi riguarda proprio lo stile di vita, che dal greco diaita significa dieta. E se questo bene dell’umanità sarà immateriale, anche l’Expo lascerà qualcosa del genere. Lo ha ricordato l’amministratore delegato Giuseppe Sala: «Non vogliamo lasciare la Torre Eiffel, ma grandi idee e iniziative...  Abbiamo scelto il percorso più difficile». Beh, anche la dieta dei nostri lidi non ha passato momenti felici, dopo la prima bocciatura di quattro anni fa; ma da oggi accompagna il mito e le ricette della cucina italiana. Anche se quella francese non ha voluto essere da meno ottenendo analogo riconoscimento, e "provocando" l’interesse del ministro Galan per promuovere l’arte della pizza napoletana come ulteriore, prossimo bene dell’umanità.  A questo punto, le ricadute Quali ricadute avrà questo riconoscimento sul nostro Paese, a questo punto, dipende dalla coscienza e dal tipo di comunicazione che si sarà in grado di fare. Dieta mediterranea, infatti, vuol dire aspettativa di vita più lunga, che significa non solo un elenco di cibi (la famosa piramide alimentare che prevede tanta frutta e verdura, al secondo scalino pasta e carboidrati in genere, proteine vegetali e quindi olio, pesce... fino ai dolci all’ultimo piano), ma un certo modo di vivere che ha nel rispetto delle stagioni e nella variazione degli alimenti il suo punto di forza. E questo patrimonio che riguarda i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo è anche paesaggio, stile di vita legato alla natura, aria pulita. Insomma l’Italia, nel bene o nel male. Riusciremo a spiegarlo al mondo ? L’Expo sarà questa grande storica occasione. E sancirà il compimento di quello che oggi è accaduto.