Editoriale. L'Avvenire prossimo. Ponte e piazza, avanti insieme
Il giornale che vi apprestate a sfogliare non è poi così diverso da quello che avete letto ieri, o sabato scorso: è l’Avvenire che avete imparato a conoscere, spesso apprezzare e talvolta anche criticare negli ultimi mesi e anni. Cambia il direttore, d’accordo. Ma un quotidiano – di carta, online oppure tutte e due le cose insieme – non è più solo un’opera di ingegno collettivo, come si diceva una volta, bensì una comunità di lavoro sempre più composita, animata da giornalisti, esperti di social media, videomaker, tipografi digitali, personale tecnico e amministrativo, persino ingegneri del suono quando si realizza un podcast. Tutti questi professionisti dell’informazione lavorano e lavoreranno sempre più a stretto contatto, in modo “transmediale”, incrociando cioè attitudini e competenze, suonando strumenti diversi per comporre ogni giorno la sinfonia del racconto giornalistico.
La rivoluzione è in atto da tempo. Talvolta siamo costretti a inseguire le fughe della tecnologia, e ci tocca sempre mettere mano alla macchina con il motore che gira. Eppure resta qualcosa di arcaico, di contadino nel portare a compimento ogni sera un prodotto fatto e finito: avvenimenti, storie, opinioni e commenti inseriti in una cornice di senso. Un’attività bellissima. Un privilegio, per molti aspetti. Un servizio e una responsabilità, in fin dei conti, che si nutrono di perseveranza e stupore: entrambi li vorremmo custodire nel rinnovare il nostro e vostro giornale pensando al domani. Chi già ci segue sa che non siamo e continueremo a non essere un giornale di parte o di partito. Tanto meno di qualche élite o di ceti sociali, se ancora esistono.
Siamo un quotidiano di ispirazione cattolica, che cerca di parlare a tutti: universali per natura e attenti al dialogo per cultura, a partire proprio dal nostro cortile. Grazie al lavoro svolto sotto la guida di Marco Tarquinio – che continuerà a essere una firma in prima pagina e proseguirà pure, in altro ruolo, la conversazione amichevole, schietta e feconda intessuta con i lettori lungo i 14 anni della sua direzione – Avvenire ha visto progressivamente crescere la riconoscibilità della testata e la sua incidenza. Del resto, anche nell’attuale contesto di forte crisi della carta stampata le persone, diceva una direttrice famosa d’Oltreoceano, Jill Abramson, avranno sempre bisogno di storie e idee che onorino la loro intelligenza e che siano ben scritte e curate. Quelle per noi da mettere ogni giorno in evidenza e approfondire le troverete presto girando pagina, all’inizio del giornale, come in prima posizione sullo schermo dello smartphone quando digitate Avvenire.it.
Ve le proporremo sempre liberi dai condizionamenti e pure dalla viralità dettata dagli algoritmi “social”: non intendiamo lasciarci snaturare da un mercato di esperienze emotive individualistiche e polarizzate, scegliamo piuttosto di socializzare il nostro stile. Racconteremo ciò che accade in Italia, in Europa e nel mondo, anche nella vita della Chiesa, e non per forza in quest’ordine, dedicando però una particolare attenzione agli “ultimi”, illuminando le esperienze di chi frequentemente non è visto dai media, preferendo stare a fianco dei poco o per nulla difesi, secondo il magistero di papa Francesco, chiarissimo in tal senso. Storie e inchieste che, se vogliamo, non portano automaticamente clic, ma sono comunque degne di essere conosciute, cercando di trovare il grande nel piccolo e il piccolo nel grande.
Continueremo a farlo con uno stile mai aggressivo, con una visione antropologica positiva, quando possibile generativa e quando serve anche pungolante per il dibattito e per i decisori politici. Consapevoli che oggi nel frullatore dell’iper-informazione è necessario accompagnare i fatti con opinioni di valore. Insomma: in mezzo a mass media che hanno la necessità di urlare per farsi sentire e sopravvivere, Avvenire cercherà sempre più di rimpiazzare il sensazionale con il fondamentale e, soprattutto nella rinnovata edizione cartacea, il recente con il rilevante, per confermarsi una voce ben distinguibile, autorevole e soprattutto autentica.
Siamo e resteremo, infine, un laboratorio di idee, proposte, dialogo con i lettori affezionati, la nostra comunità di riferimento, e con quelli che ci stanno incontrando in modi anche inattesi, quale voce necessaria per la comunità civile tutta. La tecnologia ha profondamente cambiato sia il rapporto dei giornali con il proprio pubblico sia la psicologia dei lettori. In molti, infatti, non accettano più di essere terminali passivi, ma cercano un rapporto bidirezionale. Per questo troverete presto analisi, commenti e opinioni al centro del giornale, accanto alle vostre parole e suggerimenti, prima delle pagine culturali e dedicate al “terzo tempo” degli spettacoli, dello sport, al piacere della lettura. E proprio nell’ottica dell’interazione, la sfida più grande – richiede tempo, speriamo vogliate davvero accompagnarci – sarà quella di fornirvi un’esperienza integrata dell’ecosistema Avvenire, fatta di contenuti giornalistici in varie forme, ma anche di incontri fuori dalla redazione, nei luoghi della vita di ogni giorno, per diventare sempre più, con la fiducia riposta in tutti noi dall’Editore, quello che dalla nascita siamo: ponte e piazza, un quotidiano nazionale di prossimità.