Caro direttore,prima che termini la settimana a favore dei lebbrosi (malati del morbo di Hansen) vorrei ricordare un fatto di cronaca bianca (quanto si parla di cronaca nera sui giornali!). Dunque, primavera del 2000, Quaresima. Un mezzogiorno torno dal Duomo – fui penitenziere per 13 anni – e qui al Pime la ragazza della portineria mi dice: «C’è un vecchio signore: vuole confessarsi. Aspetta da quasi un’ora; i confratelli sono impegnati...». Vado io, rispondo. Breve saluto e confessione generale. «Sa, sono vecchio e arriva il capolinea!». Confessione "angelica". Dopo, leva da una borsa di tela un pacchetto, raccolto in una pagina di giornale. Sono lingottini d’oro. «Questi sono i risparmi della mia vita. Non ho famiglia, sono solo. Ho sentito parlare dei lebbrosi; una rivista mi ha spalancato gli occhi e toccato il cuore! Offro i miei risparmi per i poveri lebbrosi». E così, senza attendere una ricevuta, novello Melchisedek – senza genealogia, località di provenienza e di rientro – mi saluta, mi bacia e se ne va. Porto l’oro in una nota gioielleria milanese che lo cambia in lire: 78 milioni e rotti. Conosciuta la destinazione, l’orefice non si prende un centesimo. Così potei aiutare sette lebbrosari del Pime in Asia, uno in Africa e quello del dottor Marcello Candia (servo di Dio) in Amazzonia. Dio avrà riservato un posto in prima fila all’anonimo donatore in Cielo. Glielo auguro proprio di cuore.
padre Mario Meda, Pime - Milano