Caro direttore,ogni anno, quando si avvicina il Natale, noto una crescente corsa verso gli acquisti e la preoccupazione di come organizzare le vacanze, imbandire tavole e invitare amici. Con dolore mi chiedo quale posto ci sia per il Festeggiato, per Colui che è la ragione della festa. È Natale, e nasce Gesù! Dove? A Betlemme? L’ignoranza di tanti cristiani non ricorda neppure il nome della Sua città. La risposta è: Gesù nasce in casa tua, viene da Te, ma tu gli chiudi la porta in faccia. Qualcuno mi dice: «Non essere così brutale!» ma è la verità. Cerco di spiegarmi. Tutte le palline colorate, i vari ometti vestiti di rosso, troppo vecchi per arrampicarsi sui terrazzi su una fragile scala eppure così agili e divertenti, l’assenza di un pensiero, anche minimo per Gesù mi dicono che tutto si fa per sostituirgli un vecchio con barba e capelli bianchi, troppo fragile per guidare una slitta tirata da renne e quindi poco realistico, tutto si fa per sovrapporre a un Bambino la cui nascita ha cambiato il mondo, una figura senza significato il cui valore è solo reclamistico e commerciale. Strano che si chiami il vecchio vestito di rosso "babbo", non ha affatto nessuna caratteristica paterna. Sa nascondere bene la sua età, appare decrepito, ma si comporta come un quarantenne! Eppure anche il personaggio sul quale è malamente ricalcato è un vescovo, San Nicola, Santa Claus. Ma gli hanno fatto deporre gli abiti episcopali. Non scopro nulla, insomma, se dico che si vorrebbe trasformare il Santo Natale in una giornata di "festa dei regali". Ma forse dico qualcosa che va detto quando chiedo di tornare a proclamare con chiarezza che Natale è la festa del Regalo per eccellenza, di Lui, di Gesù, che ben sapendo con chi avrebbe avuto a che fare ha egualmente voluto mettersi nelle nostre mani. Inviterei a mettere un’immagine del Bambino al posto delle palline sulla porta: non guasta niente se ci sono anche le palline, ma come ornamento alla Sua immagine.
Chiara Bodrato, La Spezia
Come non essere d’accordo con lei, gentile amica? E infatti lo sono. Aggiungerei, però, una postilla un po’ meno amara su "Babbo Natale". O Santa Claus. O San Nicola. Insistendo su un punto: coloro che vogliono spogliare il Natale del suo senso, legato indissolubilmente alla Natività di Gesù sono gli stessi che – come lei dice – «hanno fatto deporre gli abiti da vescovo» a Nicola, uno dei santi più amati dai cristiani d’oriente e d’occidente. Pochi giorni fa lo ha spiegato ai più piccoli, con felice semplicità e intensità di padre e di maestro, il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti. Rivolgendosi agli alunni delle scuole della città lombarda ha detto di essere «amico di San Nicola». Chiamato a essere «buono come lui». E «vestito come lui». Entrambi vescovi, entrambi successori degli Apostoli. Natale è una verità che sorride, a tutti. Ai bambini. E anche agli adulti, quando sanno ascoltare e capire. Per qualcuno è difficile, per qualcun altro (soprattutto se scrive su un giornale) rinunciare alla polemica sembra addirittura impossibile. Lei invece, cara signora Chiara, sa richiamare con fermezza e dolcezza alla necessità di rimettere al centro la verità della festa, a riconoscere l’evento che fa di quel giorno una festa. E ci ricorda che "negare" e "rimuovere" è di moda, ma non serve la verità e non fa neanche contenti. La verità è, infatti, semplice. Natale è il Bambino che ci è dato, è Dio con noi. E Babbo Natale era, in realtà, un vescovo, successore di coloro che quel Bambino fatto Uomo per primi hanno riconosciuto e seguito. Ha ragione, gentile signora, Gesù è il Regalo. San Nicola è uno che quel Regalo l’ha accettato e l’ha condiviso. Ne fanno un vecchio signore senz’anima e senza acciacchi? La verità è un’altra, ed è semplice e tenace. Basta dirla.