Coronavirus. E venne il Covid a svuotare la retorica dell'eutanasia
Caro direttore, ergersi a interpreti del pensiero della gente è pretesa sempre opinabile se non temeraria, tante sono le variabili e lo spazio di arbitrarietà interpretativa. Ma alcuni mutamenti nel pensiero dominante sono così rilevanti che vanno comunque colti. Uno di questi è lo strano cambiamento del sentiment, cioè della percezione comune, nei confronti dell’eutanasia durante questo tempo del Covid.
L’opinione comune pre-Covid appariva ampiamente favorevole all’eutanasia. A cure dolorose, dispendiose, rivolte a persone che per un quadro pluri-patologico avevano poche speranze di vita, soprattutto realizzate con ampio uso di complessi macchinari salvavita, si preferiva sempre più 'la dolce morte', e si invitavano i medici a 'staccare la spina'. Gesto sentito come 'compassionevole' verso persone anziane, chiuse ormai da tempo nelle Rsa, le cui prospettive di vita erano già ridotte da una salute gravemente compromessa. Improvvisamente col dilagare del Covid tutto è cambiato.
I medici che venivano raccontati come 'accaniti' intenti a cercare di prolungare a ogni costo la vita di questi pazienti sono diventati «gli eroi in camice bianco» e la retorica dei media si è scatenata. I respiratori meccanici, che prima erano «le macchine che prolungavano artificialmente e inutilmente una vita non degna», e a causa delle quali si chiedeva di «staccare la spina», sono diventate apparecchiature essenziali, da comperare a ogni costo, sognando che ce ne fosse una pronta per ogni italiano.
Che cosa è cambiato? Che quel vecchio pluri-malato in terapia intensiva, non era più un caso medico lontano e astratto, ma poteva essere sostituito da ciascuno di noi. Ognuno si è visto nel suo letto ultra- tecnologico, attaccato a una macchina salva vita, con pochissime possibilità di farcela. E la domanda: «È meglio staccare la spina?», l’opinione pubblica se l’è posta, per la prima volta, non come esercizio astratto di riflessione, per persone lontane e anonime, ma ciascuno per sé.
Ed ecco il miracolo, l’orientamento è cambiato di botto, perché 'la dolce morte' di fronte alla brutalità, concretezza e vicinanza della prova aveva perso tutta la sua attrattiva; ciascuno per sé è attaccato alla vita e vorrebbe che tutti lottassero per salvaguardargliela. Anche se non sei più cosciente, anche se debbono tenerti in coma farmacologico per giorni (come oggi accade, per un nuovo gravissimo incidente, ad Alex Zanardi), anche se le possibilità di sopravvivenza appaiono pari a zero...
Forse non ci ho capito niente, o forse questo virus ha davvero portato allo scoperto l’egoismo che ci aveva contagiato in profondità. Speriamo sia la premessa per un altro tipo di radicale sanificazione.
Vescovo di Macerata Tolentino, Recanati, Cingoli, Treia