Il direttore risponde. E se, per i terremotati, i partiti...
Gentile direttore,
mentre osservo il rapido operare del governo per recuperare fondi da destinare agli interventi nelle zone terremotate dell’Emilia, la rapidità (direi quasi l’istantaneità) del ricorso all’aumento delle accise sulla benzina (un tempo si sarebbe ricorso anche all’estinta marca della patente di guida), l’istituzione dei numeri di telefono e di sms con i quali versare un contributo volontario, mi chiedo come mai il governo, in questo doloroso frangente che appesantisce vieppiù, per il nostro Paese, l’attuale congiuntura di crisi economica internazionale, non abbia pensato di proporre di destinare agli interventi nelle zone terremotate quegli eccessi del finanziamento ai partiti che addirittura eccedono le spese effettive da essi sostenuti! Sappiamo infatti che, mentre è ancora in corso una discussione sulla opportunità, anche etica, di un finanziamento pubblico ai partiti (si ricordi l’aggiramento offensivo dell’esito di un referendum popolare), c’è invece la certezza di "molto grasso" in quei finanziamenti mascherati da rimborso, la cui entità supera spesso quella delle spese sostenute. Mentre a molti imprenditori è negato un prestito necessario o, addirittura, viene chiesto il rientro da un debito... È così che lo Stato e la politica, intesa come forma di servizio alla Nazione, appare distaccarsi e sollevarsi, sempre di più, dalla vita reale. Un terremoto ancora servirebbe, ma nelle coscienze! Perdoni, direttore, il tono di sfogo. Amo il mio Paese, lo amo veramente. Profondamente. Ne sono orgoglioso. La mia Patria, però, non merita una guida così poco appassionata.
Sergio Vicàri