Opinioni

Il trattato di 80 anni fa. E Roma divenne una capitale del mondo

Carlo Cardia mercoledì 11 febbraio 2009
Gli ottanta anni trascorsi dal 1929 per­mettono oggi una interpretazione ma­tura della scelta con la quale il Trattato del Laterano chiuse la 'questione romana', creò lo Stato Città del Vaticano, definì le relazio­ni tra Italia e Santa Sede anche a livello in­ternazionale. Il tempo che ci separa da quel­l’evento prova che il contrasto apertosi nel 1870 è stato composto dal Trattato con lun­gimiranza, perché si seppe tener conto del­le ragioni delle due parti, realizzando un rapporto positivo con la Santa Sede, che a livello territoriale è esclusivo del nostro Paese. Un primo elemento di giustizia sta nel fatto che l’Italia riconosceva valida l’esigenza af­fermata dai pontefici, di fruire di uno spazio sia pur minimo di indipendenza che garan­tisse ai cattolici e a tutte le nazioni che il pa­pa era libero di svolgere la sua missione sen­za rischi di pressioni e condizionamenti. La Chiesa riconosceva ben volentieri, e bene­diva, lo Stato unitario come rispondente al­le aspirazioni e all’identità culturale e na­zionale della popolazione italiana. E Gio­vanni Battista Montini nel 1962 sottolineò il significato provvidenziale del venir meno del potere temporale, che ha dato ancor più risalto alla missione universale del papato. La misura lillipuziana del Vaticano sta lì a dimostrare che all’Italia non è stato tolto nul­la, mentre da lì molte cose buone sono ve­nute per l’Italia, e per i cattolici, in un cam­mino quasi secolare ricco di eventi e di ac­quisizioni storiche fondamentali. Il significato che la conciliazione del 1929 ha avuto per l’Italia e per l’Europa lo si è po­tuto constatare nei decenni successivi, quando la Città del Vaticano ha rappresen­tato un punto di riferimento costante per i romani, gli italiani, chiunque giungesse da ogni parte del mondo. Il Vaticano, gli im­mobili extraterritoriali di cui fruisce in Ro­ma, altre strutture religiose, hanno svolto u­na funzione di sostegno, protezione, so­prattutto nel secondo conflitto mondiale per tutti i perseguitati e le vittime della guerra, senza distinzione alcuna, arginando nei li­miti del possibile l’occupazione nazista che trovava nella Santa Sede un ostacolo forte anche per chi era solito violare impudente­mente accordi e impegni internazionali. E la Santa Sede ha svolto un ruolo speciale in favore dell’Europa dopo il conflitto mon­diale. Prima, favorendo il processo di unifi­cazione anche quando pochi ci credevano veramente, poi agendo da protagonista nel­la conferenza di Helsinki nel 1973- 75 che al­lentò le tensioni tra est e ovest, infine con la pressante e profetica richiesta di Giovanni Paolo II di realizzare l’unione europea sulla base delle radici cristiane unificanti, senza limitarla all’area occidentale. La funzione della Santa Sede e del Vaticano ha conosciuto ancora una crescita espo­nenziale a livello internazionale, smenten­do le preoccupazioni del passato e garan­tendo un vantaggio morale e politico all’Ita­lia e alla sua azione internazionale. Per un malinteso nazionalismo, i governi italiani hanno temuto a lungo che la rinascita della sovranità della Santa Sede potesse sminui­re l’autorevolezza di Roma e dell’Italia di fronte agli altri Stati, mentre è avvenuto e­sattamente il contrario. Roma è divenuta un crocevia diplomatico sempre più aperto e disponibile al dialogo tra le nazioni, capace di intervenire nei momenti cruciali delle maggiori crisi internazionali con l’azione di pontefici impegnati per il loro superamen­to, e con lo Stato italiano che, al di là dei cam­biamenti politici, ha svolto un ruolo equili­bratore riconosciuto e apprezzato da tutti. Oggi Roma e l’Italia sono al centro di un in­fittirsi di rapporti senza confini, che coin­volge Stati e organizzazioni sovranazionali, che riguarda tutte le religioni del mondo. Be­nedetto XVI ha intensificato il dialogo con comunità e chiese cristiane, raggiungendo con gli ortodossi una comunione d’intenti essenziale per la costruzione dell’Europa, ed ha fatto di Roma il cuore di un magistero e­tico e spirituale fondato sui diritti umani al quale guardano uomini di ogni fede per af­frontare le sfide della società secolarizzata. Al Trattato del Laterano spetta il merito di a­ver sottolineato il carattere universale di Ro­ma facendone il luogo privilegiato di incon­tri e percorsi che possono portare a impor­tanti traguardi di unificazione dell’umanità.