Gli ottanta anni trascorsi dal 1929 permettono oggi una interpretazione matura della scelta con la quale il Trattato del Laterano chiuse la 'questione romana', creò lo Stato Città del Vaticano, definì le relazioni tra Italia e Santa Sede anche a livello internazionale. Il tempo che ci separa da quell’evento prova che il contrasto apertosi nel 1870 è stato composto dal Trattato con lungimiranza, perché si seppe tener conto delle ragioni delle due parti, realizzando un rapporto positivo con la Santa Sede, che a livello territoriale è esclusivo del nostro Paese. Un primo elemento di giustizia sta nel fatto che l’Italia riconosceva valida l’esigenza affermata dai pontefici, di fruire di uno spazio sia pur minimo di indipendenza che garantisse ai cattolici e a tutte le nazioni che il papa era libero di svolgere la sua missione senza rischi di pressioni e condizionamenti. La Chiesa riconosceva ben volentieri, e benediva, lo Stato unitario come rispondente alle aspirazioni e all’identità culturale e nazionale della popolazione italiana. E Giovanni Battista Montini nel 1962 sottolineò il significato provvidenziale del venir meno del potere temporale, che ha dato ancor più risalto alla missione universale del papato. La misura lillipuziana del Vaticano sta lì a dimostrare che all’Italia non è stato tolto nulla, mentre da lì molte cose buone sono venute per l’Italia, e per i cattolici, in un cammino quasi secolare ricco di eventi e di acquisizioni storiche fondamentali. Il significato che la conciliazione del 1929 ha avuto per l’Italia e per l’Europa lo si è potuto constatare nei decenni successivi, quando la Città del Vaticano ha rappresentato un punto di riferimento costante per i romani, gli italiani, chiunque giungesse da ogni parte del mondo. Il Vaticano, gli immobili extraterritoriali di cui fruisce in Roma, altre strutture religiose, hanno svolto una funzione di sostegno, protezione, soprattutto nel secondo conflitto mondiale per tutti i perseguitati e le vittime della guerra, senza distinzione alcuna, arginando nei limiti del possibile l’occupazione nazista che trovava nella Santa Sede un ostacolo forte anche per chi era solito violare impudentemente accordi e impegni internazionali. E la Santa Sede ha svolto un ruolo speciale in favore dell’Europa dopo il conflitto mondiale. Prima, favorendo il processo di unificazione anche quando pochi ci credevano veramente, poi agendo da protagonista nella conferenza di Helsinki nel 1973- 75 che allentò le tensioni tra est e ovest, infine con la pressante e profetica richiesta di Giovanni Paolo II di realizzare l’unione europea sulla base delle radici cristiane unificanti, senza limitarla all’area occidentale. La funzione della Santa Sede e del Vaticano ha conosciuto ancora una crescita esponenziale a livello internazionale, smentendo le preoccupazioni del passato e garantendo un vantaggio morale e politico all’Italia e alla sua azione internazionale. Per un malinteso nazionalismo, i governi italiani hanno temuto a lungo che la rinascita della sovranità della Santa Sede potesse sminuire l’autorevolezza di Roma e dell’Italia di fronte agli altri Stati, mentre è avvenuto esattamente il contrario. Roma è divenuta un crocevia diplomatico sempre più aperto e disponibile al dialogo tra le nazioni, capace di intervenire nei momenti cruciali delle maggiori crisi internazionali con l’azione di pontefici impegnati per il loro superamento, e con lo Stato italiano che, al di là dei cambiamenti politici, ha svolto un ruolo equilibratore riconosciuto e apprezzato da tutti. Oggi Roma e l’Italia sono al centro di un infittirsi di rapporti senza confini, che coinvolge Stati e organizzazioni sovranazionali, che riguarda tutte le religioni del mondo. Benedetto XVI ha intensificato il dialogo con comunità e chiese cristiane, raggiungendo con gli ortodossi una comunione d’intenti essenziale per la costruzione dell’Europa, ed ha fatto di Roma il cuore di un magistero etico e spirituale fondato sui diritti umani al quale guardano uomini di ogni fede per affrontare le sfide della società secolarizzata. Al Trattato del Laterano spetta il merito di aver sottolineato il carattere universale di Roma facendone il luogo privilegiato di incontri e percorsi che possono portare a importanti traguardi di unificazione dell’umanità.