Opinioni

Botta e risposta. E la «pace fiscale»? Sarà piuttosto una rottamazione vecchio stile

Marco Girardo venerdì 21 dicembre 2018

Vice caporedattore responsabile redazione Economia Gentile direttore, premetto che seguo poco la politica, ma mi era rimasto nell’orecchio uno slogan abbastanza gridato fino a poco fa: «Il Governo rottamerà le cartelle di chi non è più in grado di pagare le tasse dovute». Sento ora che in realtà sono stati aumentati gli interessi di chi ha debiti con lo Stato. Ho capito male io? Se invece è proprio così, mi chiedo come possano pagare ora i debiti quelle persone che non ce la facevano a pagare prima con tassi più bassi. Auguri di ogni bene

Marialuisa Rosi San Giorgio su Legnano (Mi)

Gentile signora Rosi, la nuova “rottamazione delle cartelle”, prevista dal decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2019, sarà a conti fatti molto simile alle precedenti definizioni agevolate. E quindi ben diversa dalla cosiddetta “Pace fiscale” nella versione (a questo punto è lecito definirla “propagandistica”) originariamente prevista dal «Contratto di Governo» e che su queste colonne non avevamo affatto apprezzato per il segnale ambiguo e demotivante che avrebbe ancora una volta inviato ai contribuenti onesti e fedeli. Codesta proposta prevedeva per tutti i potenziali aderenti un pagamento ridotto delle imposte dovute, calcolate in percentuale (dal 6% al 25%) in base alla specifica situazione reddituale. Non è ancora chiaro, nel momento in cui scriviamo, se la “Pace fiscale” nella forma “saldo e stralcio”, per determinate situazioni, sarà inserita nella Legge di Bilancio 2019. L’attuale “rottamazione-ter”, invece, consentirà ai contribuenti di pagare l’importo del debito – al netto delle sanzioni e degli interessi dovuti, ridotti però dal 4,5% al 2% l’anno con un emendamento al suddetto decreto – in diciotto rate spalmate in cinque anni. Chi aderirà alla rottamazione, che interessa le cartelle affidate tra il 2000 e il 31 dicembre 2017, dovrà pagare cioè la somma capitale e gli interessi iscritti a ruolo (nonché l’aggio, i diritti di notifica della cartella di pagamento e delle spese esecutive eventualmente maturate) senza versare però le sanzioni incluse negli stessi carichi, gli interessi di mora e le cosiddette “sanzioni civili”. Va tuttavia precisato che dal prossimo primo gennaio passa dallo 0,3 allo 0,8% l’interesse legale da pagare per chi versa le tasse in ritardo. Lo ha deciso il Mef, con un decreto a firma Giovanni Tria del 12 dicembre pubblicato lo scorso 15 dicembre in Gazzetta Ufficiale. Sarà così ad esempio più caro il ravvedimento per chi non ha versato le tasse sulla casa entro lo scorso 17 dicembre. Ma il conto potrebbe diventare più salato anche per gli eventuali ritardatari – e solo per loro – della nuova rottamazione.