Manovra e migranti. Due pericoli e una cura possibile tornando a ricercare il senso
Le forze europeiste tengono e bene mentre gli euroscettici occuperanno uno spazio tutto sommato limitato nel nuovo Parlamento europeo. Gli elettori dei diversi Paesi in maggioranza schiacciante hanno dimostrato di comprendere i benefici di cooperazione e integrazione che per la prima volta dopo 2000 anni ci hanno regalato una generazione senza guerre fratricide nel nostro Continente. Sarebbe grave non cogliere questa occasione per compiere un deciso passo avanti verso la condivisione dei rischi, l’armonizzazione fiscale, il rafforzamento dell’Europa sociale e maggiori poteri al Parlamento, una politica comune di fronte alle sfide delle migrazioni. Una parte importante di questa sfida era in realtà stata vinta già in partenza perché le spinte centrifughe più estreme (inclusa quella che si batteva per l’uscita dell’Italia dall’euro) erano state abbandonate dagli stessi euroscettici che, modificando i loro programmi iniziali, si proponevano più rassicuranti obiettivi di riforma.
I risultati nel nostro Paese ci regalano ancora una sfida e non allontanano due grandi pericoli. La frontiera della ricerca delle scienze sociali ci ricorda (l’abbiamo sottolineato più volte su queste colonne) che siamo innanzitutto 'cercatori di senso' e che l’esperienza religiosa non è un orpello del passato ma la risposta più profonda a questa ricerca. Le forze progressiste, in difficoltà in molti Paesi, fanno un grave errore se lasciano il monopolio di questa dimensione alla destra tradizionalista. Se è vero che la religione non va strumentalizzata a fini politici è anche vero che una forza politica che ignora questa dimensione parte già in svantaggio non nella storia ma nella contesa politica di oggi e del futuro.
I pericoli per il nostro Paese restano e si paleseranno ancora più forti di qui in autunno. È in arrivo una forte perturbazione originata dallo scontro delle correnti europeiste che si rinforzano nel continente con quelle euroscettiche che si affermano in Italia. Lo "sfascismo macroeconomico" che cerca alibi in improbabili nemici esterni ai limiti e alle inefficienze storiche del nostro Paese rischia di produrre nuovi danni dopo quelli tutto sommato limitati della crociata dello scorso autunno. L’Italia non ha bisogno di più soldi ma deve imparare ad usare quelli che ha, è più libera in Europa che fuori, deve guardarsi da nostalgie anacronistiche di svalutazioni competitive e dalle sirene dei sovranismi monetari. Usare il consenso elettorale per una nuova guerra contro i mulini a vento sarebbe puro masochismo e produrrebbe gravissime ferite al Paese.
La seconda malattia è quella della inutile, ed economicamente dannosa, crudeltà contro i migranti e dell’attacco alla società civile, risorsa indispensabile per l’Italia.
Per evitare questi pericoli e vincere le nuove sfide, dobbiamo continuare a stimolare la riflessione nei territori su opportunità e limiti delle manovre economiche e aiutare a comprendere che si cresce e ci si rafforza umanamente, socialmente ed economicamente attraverso l’accoglienza, l’incontro e l’integrazione. Lavorando dal basso ad una nuova visione per il Paese fondata sull’idea di generatività e di promozione di una vita soddisfacente e ricca di senso a 360 gradi. Con la serenità, l’ottimismo e la fiducia che le contese politiche vivono alterne vicende ma il bene e il progresso umano, sociale e spirituale alla fine vincono la battaglia delle idee e della civiltà. E i politici lungimiranti, da qualunque parte si trovino, imparano a farsene carico.