Nella settimana più “calda” del 2011, in quest’estate politica accesa da una bruciante primavera elettorale, il Parlamento della Repubblica ha trovato, con encomiabile lucidità, la freddezza necessaria per compiere scelte e inviare segnali al Paese – e non solo a esso – di grande rilevanza.Puntuale ed efficace è la decisione bipartisan di procedere all’esame e al voto sulla manovra economica per il prossimo triennio in soli tre giorni di lavori tra Senato e Camera e di rispondere così, responsabilmente, alla sfida dei “poteri irresponsabili” che stanno tentando di azzannare e trascinare l’Italia nel gorgo delle economie a rischio default.A lungo atteso e ben modulato è il testo di legge sul “fine vita” che la Camera ha perfezionato e approvato ieri sera con un’ampia e trasversale maggioranza, rimettendolo alla valutazione definitiva del Senato, per dare risposta ai problemi purtroppo aperti da una giurisprudenza “creativa” che, forzando i pur solidi princìpi del nostro ordinamento, a partire dal caso Englaro aveva inopinatamente aperto anche in Italia un varco alle derive eutanasiche.Si tratta di due risposte preziose, che meritano di essere lette e comprese in tutto il loro valore. Lo sviluppo impetuoso e utile che è avvenuto sul fronte dei conti pubblici avrà probabilmente questa sorte e noi, che lo avevamo auspicato, ci auguriamo ora che le correzioni e le integrazioni all’insieme dei provvedimenti annunciati dal governo siano adeguate ai rilievi mossi da più parti, anche interne alla maggioranza, e ispirate dallo stesso sentimento del «bene possibile e necessario» che ha indotto le diverse forze di opposizione a non praticare alcuna forma di ostruzione.Quanto al rigoroso lavoro svolto per regolamentare le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), sappiamo già che lo stesso ingeneroso e persino violento frastuono polemico che ha accompagnato l’iter del provvedimento tornerà a manifestarsi dopo questo secondo passaggio cruciale. La civiltà delle norme approvate, il limpido e umanissimo
favor vitae e l’altrettanto limpido rifiuto di ogni inutile accanimento terapeutico, è però di una tale evidenza ed eloquenza che chi ha sbraitato, e ancora sbraita, contro la legge dovrà farsene una ragione.