Niente e nessuno si salva senza figli. Doppio furto di futuro
Salvare il pianeta facendo meno figli. Ogni tanto l’idea torna a circolare: meno popolazione, meno consumi, meno CO2, meno inquinamento, fine dell’incubo climatico e pianeta salvato. È una storia vecchia. Da quando nel 1798 Thomas Robert Malthus, col suo celebre "Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società", ha proposto di guardare al sovrappopolamento come a una strada verso l’armageddon, il tema del controllo delle nascite ha catturato sempre più adepti, diventando un argomento economico, politico e ora anche ecologico.
La questione del rapporto tra bambini e clima è tornata d’attualità dopo un intervento della deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez, figura emergente della politica statunitense, che si è chiesta se sia ancora il caso di avere figli considerata la catastrofe ambientale che ci aspetta. Ocasio-Cortez in verità non ha suggerito di avere meno figli per aiutare la Terra, ma ha posto il tema dell’opportunità di mettere al mondo bambini quando stiamo facendo di tutto per distruggere il pianeta e condannare l’umanità all’estinzione. Il vero argomento sul quale vale la pena fermarsi a riflettere è però un altro: chi ha a cuore il Creato e le sorti del pianeta, oltre che dell’umanità e delle specie che abitano la «casa comune», dovrebbe essere molto più preoccupato dalle argomentazioni anti-nataliste che dai bambini che vengono alla luce. È proprio il modello di sviluppo promosso e alimentato da chi reclama un rigido controllo della popolazione a rappresentare un reale pericolo per il futuro della Terra.
Vale la pena ricordare che non c’è alcun allarme legato al sovrappopolamento del pianeta. Oggi gran parte degli esperti sta rivedendo le previsioni Onu di qualche anno fa e anziché essere in ansia per l’aumento della popolazione mondiale, che presto incomincerà a declinare, si sta ponendo il problema di come si starà in un mondo con sempre più anziani e sempre meno giovani: giusto in queste settimane la quota di persone nel mondo con più di 65 anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, avrebbe superato quella degli abitanti con meno di 5 anni. L’aspetto che dovrebbe spingere le persone a essere veramente preoccupate è il fatto che non si sta facendo abbastanza in termini di comportamenti e azioni concrete per evitare che la popolazione possa diventare realmente un "peso" ecologico. In questo scenario, pensare di vincere la partita spegnendo il desiderio di figli o chiedendo ai giovani di non averne è evitare di assumersi le giuste e necessarie responsabilità. È come se le generazioni adulte e anziane, pur di continuare a difendere standard e comportamenti sempre meno sostenibili da un punto di vista ambientale oltre che economico, stiano cercando di imporre una visione culturale del problema climatico che mira a sottrarre alle nuove generazioni il diritto e la gioia di avere speranza, e i figli che desiderano. Dopo aver posto le basi per la crisi ambientale, si potrebbe dire, oggi i padri e i nonni, ma anche tanti coetanei sedotti da una visione anti-umana, stanno chiedendo ai giovani di non diventare genitori. Come definirlo se non un doppio furto di futuro?
Per fortuna si sta affacciando sulla scena anche una generazione che sembra crescere libera da visioni antiche e incrostate di ideologia. C’è un dato di novità buono e interessante nelle "manifestazioni del venerdì" di tanti studenti europei. Giovani che non sembrano voler imporre dall’alto una visione del mondo, ma che si dicono pronti a cambiare innanzitutto il proprio stile di vita, e a farsi carico in prima persona delle rinunce e delle conseguenze che questo comporta, dai consumi fino alle modalità di trasporto. Se la Terra avrà un futuro lo si dovrà forse a loro, ma soprattutto ai figli che liberamente avranno, non a chi con la scusa di evitare l’estinzione del genere umano sta proponendo di sopprimere l’umanità delle persone.