La festa della bellezza. Immacolata, dono di Grazia e di Libertà
«Dell’aurora tu sorgi più bella» è l’incipit di un canto che in ogni stagione dell’anno inneggia ancora a Maria. Ritornello che segna l’estasi dinanzi alla bellezza di una donna. Grazia muliebre cantata da mille poeti di mille Paesi e culture diverse. «Aurora dalle dita di rosa» dice Omero inneggiando alla Dea che tinge il mare di mattina. Incanto del corpo femminile come doveva essere quello di Miriam, la sorella di Mosè, quando, uscita anch’ella dal mare, prese un tamburello e si mise a ballare… la libertà! «Gli occhi tuoi sono più belli del sole» – continua la canzone a Maria – la tua pelle «più bianca più della luna, la tua fronte ha il colore del giglio, le tue gote son due rose e le labbra son fior».
Sembrano versi del Cantico dei Cantici presi in prestito dalla tradizione mariana più popolare. «Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo, come nastro di porpora le tue labbra, la tua bocca è piena di fascino; come spicchio di melagrana è la tua fronte dietro il tuo velo» (Ct 2,1.3). Come per l’amata del Cantico anche per Lei i poeti devono ricorrere alle più varie metafore alla ricerca di un paragone che possa aprire uno spiraglio su una bellezza che le parole non possono dire. Immacolata è, innanzitutto, la bellezza della donna che appare e si rivela agli occhi di chi la ama. Una bellezza non avara, non isolata nella sua distanza ma protesa verso il sorriso dell’altro. Immacolata è la bellezza che si disvela nell’“eccomi”! «Io sono del mio amato ed egli è per me» dice la sposa del Cantico; «magnifica il Signore la mia anima» dice Maria. Lui che «ha guardato la mia piccolezza» e vi ha visto un oceano di stelle: «Tutta bella sei tu, amata mia, e in te nessun difetto» (Ct 2,7).
Credo che questa sia, anzitutto, l’allusione giusta del dogma dell’Immacolata Concezione – proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus – la cui festa oggi celebra la Chiesa: essere senza peccato originale, cioè senza difetto, senza nulla di corrotto, vale a dire tessuta solo d’Amore sin dal primo battito del suo cuore. Al contrario di come l’aggettivo “immacolata” può essere stato moralisticamente inteso specie in senso sessuale nella verginità di Maria conservata per l’intera sua esistenza, in esso è piuttosto il segno e la gioia di un abbraccio libero e completo all’Amato. Amante divino, privo di spinte di possesso, puro dal dominio. «Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore» canta di lei il Divino Poeta (Par XXXIII,7-9).
L’Immacolata non è frutto della virtù ma un dono di grazia e libertà. In questa “nuova Eva” è il riscatto della donna che si trovava ad essere impedita ad amare poiché: «il tuo istinto sarà verso tuo marito ma egli ti dominerà» (cf. Gen 3,16). L’immacolata è la donna liberata dalla paura di essere dominata, è la donna libera dalla colpa!
Prché mai anche la tradizione cristiana ha voluto schiacciare ancora la donna nella manchevolezza di Eva invece che nella luce piena di Maria? Lei, nuova Eva, madre di un’umanità non più fratricida – come quella di Caino che uccide suo fratello Abele – ma che si fa carne d’illimitato amore e che dice: « Amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi odiano» ( Mt 5,44). Madre di un Figlio che sarà Sposo meraviglioso, esempio da seguire da parte di tutti i mariti verso le proprie mogli: « voi mariti, amate le vostre mogli come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per renderla tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» ( Ef 5,25-27). C’è un altro canto popolare consacrato alla festa di oggi: « Immacolata, vergine bella di nostra vita tu sei la stella. Siam peccatori ma figli tuoi…». La nuova madre immacolata di tutti i viventi ci trasmette il suo codice genetico: è vero che siamo peccatori e violenti e assassini ma non ci sono più scuse: siamo tutti anche capaci e degni di amare ed essere amati. Tessuti di quella donna vestita di sole, compagna indefettibile dei nostri deserti nutriti di Cielo (cf. Ap 12,1.14) Questo giorno è dedicato a tutte le donne cui viene rapinata e violata la dignità della Bellezza, il debito dell’Amore, il dono della libertà, il tempo della vita a primavera. Per questo facciamo nostra l’incantevole supplica di Alda Merini: «Salvate la tenera madre di Dio, i suoi seni acerbi, le sue braccia bianchissime, le sue mani che culleranno il Dio vero. Salvate i suoi fianchi di giada, i suoi occhi che paiono stelle, la sua pelle che è bianca come il respiro. Benedite la tenera ancella di Dio e la sua signoria. Ella diventerà la regina, la regina dei cieli, ella diventerà il manto secolare che coprirà di gioia gli umani». Rosanna Virgili © RIPRODUZIONE RISERVATA