Il congresso di Verona «per» la famiglia rischia una polemica inutilità
Caro direttore,
mi rivolgo a lei in quanto la apprezzo per la pacatezza dei toni e la fermezza dei contenuti con cui scrive. Come cattolico mi sento particolarmente a disagio a essere accomunato da molti organi di stampa a un convegno che non è né mondiale né cattolico. Qualche piccola ricerca: il fondatore Brian Brown si è convertito alla religione quacchera proprio dal cattolicesimo; la maggior parte dei partecipanti sono esponenti politici dell’Est europeo, vicini alle posizioni di Putin in politica e a quelle dottrinali di certa Chiesa ortodossa. Infine il presidente Toni Brandi è noto anche per la sua vicinanza a formazioni politiche di destra estrema, anche per la mai nascosta amicizia con il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore. Spiace che figure significative come il mio concittadino bresciano Massimo Gandolfini siano coinvolti in questo Congresso. Spiace ancor di più che per molti organi di stampa si associ in modo banale un Congresso come quello di Verona con l’universo cattolico. La ringrazio per il suo lavoro.
Caro direttore,
in questi giorni mi hanno colpito e interessato le dichiarazioni contrapposte a riguardo del Congresso mondiale delle Famiglie che avrà luogo a Verona dal 29 al 31 di marzo. Da un lato, gli enti organizzatori dichiarano di voler sostenere i valori della famiglia tradizionale e invocano dal mondo cristiano supporto di preghiera e diffusione, tramite messaggi WhatsApp e altri social media. Dall’altro, gruppi che contestano l’evento con argomenti forti si collocano palesemente su posizioni ideologicamente lontane dal messaggio evangelico. Mi rendo conto che potrebbe esserci una facile adesione di cristiani agli annunci fatti dagli organizzatori, ma senza la possibilità critica di rendersi conto se i valori soggiacenti siano o no davvero in linea con il messaggio cristiano. Le parole del cardinal Parolin, segretario di Stato del Papa, sul sostanziale accordo sulla visione di fondo, ma sulla perplessità rispetto alle modalità con cui la rete internazionale che organizza il Congresso conduce la battaglia per la famiglia, hanno reso più forti i miei interrogativi. Le chiedo quale idea si sia fatto lei.
Caro direttore,
va da sé, mi pare, che un "Quotidiano d’ispirazione cattolica" non possa che essere interessato ai temi "etici". E, tra questi, alla difesa dell’istituto familiare. Va da sé, altresì, che i cattolici "democratici", quelli, cioè, che in politica si schierano tra centrosinistra e sinistra, se hanno robusti motivi e ragioni da condividere con i... compagni di viaggio, sono di norma un po’ in difficoltà a confrontarsi con costoro sui cosiddetti "valori non negoziabili". Vale a dire che, pur nel rispetto, in ogni caso, dell’altro, di ciascuna persona, e dunque senza "fobie" di sorta, su temi quali matrimoni gay, adozioni a coppie omosessuali, utero in affitto, aborto, eccetera, le posizioni tra cattolici democratici e alleati "laici" (ci capiamo in che senso) restano divaricate. Così, per esempio, chi ha pur condiviso, da credente, la proposta di legge sulle "unioni civili", resta dell’idea che queste unioni non sono esattamente la stessa cosa dei "matrimoni", come vengono invece abitualmente definite sui media anche dette unioni. Insomma, i cattolici democratici non si vergognano di continuare a sostenere certi "valori". Che intendono difendere però senza "crociate" (che, nella storia, è noto, hanno fatto troppi danni e vittime rispetto ai benefici apportati alla... causa). Ciò detto, ci viene da interrogarci su talune iniziative politiche "a tema" e, in particolare, sull'imminente celebrazione a Verona del Congresso mondiale delle famiglie, sponsorizzato con grancassa dalla destra (anche estrema), e in particolare da Lega e Fratelli d’Italia. Intendo dire che l’alternativa alle inadeguatezze e agli errori della sinistra "laicista" (diciamo così) nel campo non può essere certo rappresentata da quella destra che in Usa tifa per Trump e Bannon, fautori tra l’altro dei muri ai confini, una destra reazionaria che non simpatizza certo per papa Francesco e che in Italia sostiene con forza il Salvini della vicenda "Diciotti", del "prima gli italiani", e fa sue le parole d’ordine populiste, sovraniste, suprematiste... Né, tantomeno, dai simpatizzanti di chi vorrebbe per esempio celebrare pubblicamente il centesimo anniversario della creazione dei "fasci di combattimento" del... compianto Benito Mussolini.
Caro direttore,
sono lettore abituale di "Avvenire". Da qualche settimana mi capita di leggere, in altri giornali non di ispirazione cattolica, articoli dal contenuto indignato, anche odioso e spesso fuorviante nei confronti dell’imminente "Forum delle famiglie" a Verona. Ieri mi è capitato di ascoltare per radio in diretta il pensiero di uno dei maggiori responsabili del "Forum", nonché mio collega. Ho sentito parole e concetti ragionevoli, lineari, condivisibili soprattutto perché coerenti con i precetti della nostra fede cristiana cattolica ed espressi senza rancore, con serenità d’animo, senza mancare di rispetto ad altre opinioni o scelte ideologiche o antropologiche. Non mi meraviglio quindi del veleno e delle grossolane bugie espresse da certi ambenti culturali e ideologici, mi sorprende molto invece il vostro silenzio. La ringrazio della attenzione.
Gentile direttore,
in questi giorni che precedono il Congresso mondiale delle famiglie del 29-31 marzo a Verona ci sono stizzite reazioni che rasentano l’insulto pregiudiziale. Addirittura è stato lanciato il "boicottaggio" per gli alberghi che ospiteranno gli ospiti (migliaia) e invitati al convegno. È chiaro che il Convegno sarà "pro life" ed è questo a mio parere che risulta indigesto ai polemici detrattori. Essendo l’aborto diventato un diritto intoccabile, e chi è a favore della vita nascente è considerato un "medioevale", tutto gira intorno all’argomento. Da lì infatti parte il ragionamento sulla legge naturale, su padre e madre... Non mi dilungo, ma come sempre abbiamo detto che le leggi abortiste, anche se scritte con parvenze democratiche, trascinano con loro tutti gli altri argomenti collegati. Ma nel segreto della cabina elettorale le persone non dimenticano e chi si accanisce contro la famiglia e tutto il bene che porta alla società non sarà premiato.
Gentile direttore,
stringi stringi, il motivo per cui il cardinal Parolin, la diocesi di Verona, l’establishment cattolico e "Avvenire" prendono le distanze dal Convegno di Verona sulla famiglia è che ad esso non partecipano esponenti della sinistra. Ma se questi non ci vanno la ragione più semplice è che essi non ne condividono la sostanza, che invece Parolin approva. Affari loro! Non mi piace questa Chiesa paralizzata e incerta per la paura di apparire "divisiva". In questo caso, e in tutta la panoramica attuale, ci si dovrebbe ricordare delle parole di Gesù: «Non sono venuto a portare la pace (= buonismo che si barcamena), ma la spada». È molto improbabile che lei pubblichi questa mia lettera...
Gentile direttore,
sono molto interessata da tutto ciò che riguarda la vita e la sua difesa, le questioni di etica e bioetica. So da tempo del Congresso della famiglie della Marcia conclusiva per la Famiglia del 31 marzo, cui non parteciperò perché non ne condivido l’impostazione. A mio avviso è ingenua e addirittura dannosa, nel contesto socio-politico attuale, perché non riesce a collocare le questioni della Vita e della Famiglia insieme a molte altre che solo apparentemente ne sono distinte: immigrazione, armamenti, povertà, legittima difesa, ecc. Ero presente al Family Day 2016... e quando sentii gridare «Renzi, ci ricorderemo» rimasi allucinata, non perché tenessi a Renzi, ma perché da sempre sono stata educata a considerare gli avvenimenti nel loro complesso, e in quel momento mi resi conto che la piega presa da quell'incontro non avrebbe portato nulla di buono. Così è stato, infatti. Le scrivo perché ho letto che Salvini ed altri vogliono presentarsi a Verona: vorrei sperare anzitutto che nessuno del Comitato promotore li abbia invitati; e poi che, di fronte a questo annuncio il Comitato li inviti cordialmente ad astenersi. Chi sta fomentando un clima di odio, chi insulta, chi disprezza con supponenza e inganna con disinvoltura non può salire su un palco che vuole difendere la vita, tutta e di tutti. Grazie!
Caro direttore,
ho ancora nelle orecchie le dichiarazioni penose del vicepremier Di Maio che paragona il prossimo Congresso mondiale delle Famiglie a un ritorno al Medioevo. Affermazioni così banali e conformiste fanno proprio cadere le braccia... Inviterei il capo politico del M5s a procedere con maggiore razionalità, con metodo illuminista, evitando pre-giudizi e costruendo post-giudizi dopo aver almeno ascoltato le idee altrui, che possono anche essere contestate ma a ragion veduta. Lo inviterei anche ad essere più rispettoso nei confronti delle persone che da mesi lavorano sodo alla preparazione dell’evento. Se poi del Medioevo si vogliono considerare solo gli aspetti negativi, allora consideriamo anche il Medioevo dei nostri giorni, questa epoca triste e decadente dove gli esseri umani vengono considerati merce e la vita vale sempre di meno. A cominciare da quella delle persone verso le quali il nostro governo commette omissione di soccorso e tenta oltretutto di impedire che altri svolgano azioni di soccorso, così che centinaia di donne e bambini riposano ora sul fondo del mare, avendo avuto come unica colpa quella di voler fuggire dalla guerra e dalla fame senza avere i documenti in regola. Che brutte cose! Ma siamo sicuri che nel Medioevo ci fosse così tanta cattiveria? Infine, vorrei porgere un saluto rispettoso alle donne che parteciperanno al Convegno. Anche loro sono donne vere, mica sono residui fossili del Medioevo...
Caro direttore,
il furoreggiare di polemiche italiane in vista dell’evento veronese di una organizzazione internazionale pro-famiglia induce a riflessioni non nuove. Non so quanto sia opinabile l’intuizione che la sconfitta del Pd del marzo 2018 sarebbe anche dovuta agli anticorpi della nostra società per quella sfilata di regole "regalate" al Paese: divorzio breve, unioni civili (similfamiliari) e Dat (anticamera dell’eutanasia). Resta un fatto che fu la Sinistra a organizzarla. Così come resta la tardiva constatazione che l’alternativa non è poi tanto felice... C’è tanto da fare, magari ricordando certi princìpi non negoziabili e tenendo presente che lo Stato italiano oggi paga l’uccisione di nuove vite e non l’accoglienza di vite migranti. Su questo, oltre le chiacchiere, centrodestra-sovranisti ed anti-europeisti che cosa fanno?
Ringrazio gli amici lettori per la fiducia e la schiettezza con cui si sono rivolti a me nella lunga e polemica vigilia dell’evento dedicato alla famiglia che si terrà negli ultimissimi giorni di marzo a Verona. Le loro lettere sono importanti per la varietà dei toni, le riflessioni che propongono, i chiarimenti che propiziano. Mi concentro su questi, anche perché penso che aiuteranno le valutazioni a cominciare da quella che faccio subito, a scanso di equivoci: un Congresso mondiale delle famiglie non può che avere al centro tutte le famiglie del mondo, che sono parte della stessa famiglia umana, e lo stesso amore per la vita umana, qualunque condizione essa sperimenti: nascente, morente, povera, migrante... Detto questo, a Verona a fine mese non ci sarà un raduno mondiale cattolico (quello – come si sa – c’è appena stato, nell’agosto 2018, in Irlanda insieme e attorno a papa Francesco, e si riunirà di nuovo a Roma nel 2021). A Verona c’è un congresso promosso dalla International organization for the family (Iof) che tesse da qualche anno una rete composto soprattutto da sigle e persone che dichiarano di appartenere a diverse denominazioni cristiane. Il Forum delle associazioni familiari (italiano ed europeo), evocato da uno dei lettori, non c’entra nulla e non parteciperà in quanto tale. “Avvenire” ha informato con precisione e continuità su questa iniziativa e sulle reazioni che sta suscitando, a partire (nell’ottobre 2018) da un’intervista con il presidente della Iof, Brian Brown. Un’intervista tutta in positivo, pro–famiglia, a differenza delle posizioni soprattutto “contro” da lui assunte e/o a lui attribuite in altre occasioni. A qualche supporter italiano della Iof l’intervista non piacque proprio per questo, e ce lo fece sapere con veemenza... Nulla di sorprendente: ci sono persone – lo dico con sommesso rispetto per chi ne sa più di me – che interpretano la «spada» della parola di Cristo, che nelle coscienze guida a distinguere il bene e il male, come una mazza ferrata da sbattere in testa all’interlocutore. Io credo invece che l’approccio scelto nell’intervista con noi dal «non cattolico» Brown sia una buona modalità, certo migliore di altre (e frequenti) che hanno motivato scontri al calor bianco e anche l’autorevolissima perplessità espressa nei giorni scorsi dal cardinale Pietro Parolin. Mi auguro che a Verona i lavori, nella chiarezza della visione di persona e famiglia (senza cedimenti alla “fluidità” delle cosiddette teorie gender, senza rifiuti insultanti delle diversità di origine e di condizione personale), siano sotto un segno propositivo e dialogico, e che così si sciolgano al sole le polemiche che sono state ripescate e/o alimentate. Ho sentito personalmente il presidente del Congresso Toni Brandi e il vicepresidente Jacopo Coghe assicurare che sarà così. Lo spero davvero, ma non ne sono certo. Un po’ per le caratteristiche di alcuni relatori e “moderatori”, e parecchio per il fatto che nella città scaligera, salvo benvenute sorprese, arriveranno ospiti politicamente (quasi) “monocolori” e pioveranno contestazioni e, forse, provocazioni. Colpa di chi si è sottratto pregiudizialmente all’incontro, ma anche di chi ha lasciato (o lavorato) perché lo spazio utile fosse impraticabile per alcuni e sbranabile da opposte propagande.
La famiglia con figli ha bisogno di tante risposte politiche, e in Italia quasi di tutte, non di nuovi furiosi e inutili comizi. Qualcuno, pochi o tanti non so, di volta in volta si ricorderà anche di votare “contro” qualcun altro, ma è un fatto che lorsignori si dimenticano regolarmente di “fare”. La famiglia è un bene grande, e pretende visioni e azioni grandi perché capaci di futuro. Personalmente, ma so di non essere il solo, mi sento di dire che di chiacchiere altisonanti, ideologiche, vendicative, ostili e inesorabilmente vuote non ne posso più.