Caro direttore,sono un’insegnante di Storia e Filosofia e da tempo mi esercito nell’unico esercizio di democrazia che è rimasto a noi italiani, e mi spiego, leggo e confronto più testate giornalistiche, che, seppure in gran parte non indipendenti, mi permettono di dare vita a un certo confronto. Come credente e come cattolica devo esprimerle il mio profondo rammarico per la scarsa attenzione prestata, dal suo giornale, alle vicissitudini dei profughi eritrei trattenuti in Libia, per evitare loro di approdare presso le coste italiane, in nome di un "accordo", su cui non voglio neppure esprimermi, tra il nostro governo e quello libico. L’ultimo articolo che ho letto, in merito, mi contraddica se sbaglio, risale a qualche settimana fa a firma di padre Albanese il quale ha raccontato con profonda sensibilità gli ultimi accadimenti. Dopo aver speso fiumi di inchiostro, giustamente, a difesa della vita umana, sul caso Englaro, credo che dovrebbe farsi altrettanto per centinaia di disperati, anche bambini, per cui si sta consumando una tragedia, nel miraggio, loro negato, di una vita migliore. Spero vivamente che questo atteggiamento, mi permetta di dirLe, "pilatesco" non sia legato ad una logica di parte, dato che, quotidianamente, sul suo giornale, si esalta l’operato del nostro esecutivo. Se si deve difendere la vita, sempre e a tutti i costi, non è quantomeno contraddittorio condurre una vera e propria battaglia per un singolo caso, lasciando, invece, morire centinaia di disperati senza "combattere" anche per loro?
Rubina Capezzera
Sono lieto, gentile professoressa, che lei legga più giornali per confrontarne i contenuti, valutando le informazioni e le opinioni che ciascuno di essi offre. Forse, però, non dedica poi grande e continua attenzione ad Avvenire, altrimenti si sarebbe resa conto che abbiamo affrontato per nove volte in quattro settimane la drammatica questione degli eritrei trattenuti in Libia (per sei volte in prima pagina) e con notizie spesso esclusive e comunque raccolte attraverso fonti dirette. Lascio a lei, alla sua sensibilità, ogni ulteriore valutazione. Contemporaneamente ci siamo occupati anche di altri autentici scandali che turbano e dovrebbero mobilitare le coscienze di coloro che si battono non strumentalmente «a difesa della vita umana». E l’abbiamo fatto quasi sempre in assoluta solitudine. Lei che ama la vita (e la carta stampata) ci segua davvero e con sguardo sereno, vedrà che troverà pagine interessanti da leggere e, magari, spunti per lettere da indirizzare ad altri. In ogni caso, la ringrazio: sono di quelli che le critiche le prendono sempre in considerazione e riflettono sui motivi (specialmente quelli non detti) che le ispirano.