Il direttore risponde. Disastri e lutti, sanzioni e riparazioni: la logica dell’«aut aut» e quella dell’«et et»
Caro direttore,
il doppio disastro di Genova impone a tutti noi italiani di una certa età talune riflessioni di natura morale. Per la ennesima volta abbiamo sentito dire che se saranno accertate responsabilità, i colpevoli saranno puniti. E se fosse proprio questa "ricerca delle responsabilità" a ritardare e persino impedire la "ricerca della soluzione"? Parafrasando un noto proverbio, mentre giudici e avvocati disquisiscono sulla correttezza formale delle gare di appalto per opere pubbliche essenziali per la sicurezza comune, i cittadini muoiono e le città vengono inondate… A Genova l’abbiamo già visto accadere due volte. Cercare il colpevole non è la stessa cosa che non cercare la soluzione. Se qualcuno ha lasciato le chiavi dentro casa, è più importante cercare un fabbro per tentare di aprire la porta oppure tentare di scoprire il colpevole cui far pagare i danni? La sentenza giusta e rapida, "rovina" la relazione e non rimette le cose come stavano prima, al massimo fa ottenere una somma di danaro spostando sulla parte vittoriosa la cura e il rischio di rimettere le cose come stavano prima. Ma se intanto le cose vanno male? Quanto costa economicamente e socialmente tutto questo a livello di sistema Paese? Non si può confondere l’allenatore dei calcio che studia le tecniche per fare gol con l’arbitro che controlla la regolarità del comportamento dei giocatori: studiare il regolamento non aiuta a fare gol, a ottenere risultati. Valutare ex post non è la stessa cosa che non pensarci prima. Decidere significa operare delle scelte in via preventiva e vigilare su chi deve operare tali scelte. Decidere significa essere competenti e assumersi la responsabilità e il potere di usare i criteri più appropriati adeguando i mezzi ai fini. Non prevedere i rapporti di causa ed effetto porta a non decidere e il sistema Italia ora ha bisogno di rapide decisioni strategiche. È in gioco la stessa la convivenza civile, per non dire la sopravvivenza, altrimenti saranno soprattutto le nuove generazioni a subire gli effetti delle nostre attuali non-decisioni.
Tutto questo al di là dell’altruismo e dell’egoismo.