Il direttore risponde. Disarmo. E ravvedimento operoso
sono una lettrice attenta e preoccupata, e non sono soddisfatta di come stanno andando le cose nel mio amato Paese. Le scrivo per condividere una riflessione e cioè mi pare che il Movimento 5 Stelle sia riuscito a dire cose vere e sacrosante che dovrebbero essere rivendicate da tutti gli schieramenti politici: giustizia, equità sociale, democrazia, libertà, benessere (felicità), rimozione dei conflitti di interessi, abolizione dei privilegi della 'casta', soprattutto adesso in tempi di ristrettezze e rigore per noi contribuenti onesti! Se siamo a questo punto non è certo per merito o per colpa di noi cittadini; hanno sperperato e amministrato in modo iniquo fino a ieri (e continuano a farlo ancora) e adesso si chiedono come fare a risollevare l’Italia dalla crisi. Vorrei una spiegazione, caro direttore, una spiegazione convincente dai cosiddetti 'partiti veri', se ne sono capaci. Intanto, però, dico ben venga il M5S. Anche se resto preoccupata perché ho l’impressione che il risultato delle elezioni non basti ancora ad aprire gli occhi. Ma se si andasse ancora avanti a difendere gli interessi di pochi a discapito dei diritti di tutti... allora sì che ne vedremo delle belle! Per adesso mi limito a guardare i fatti e a dire grazie a chi crede ancora che gli italiani sono persone perbene che usano la testa (e, quando serve, anche la pancia) uomini e donne a cui portare rispetto e riconoscere dignità oltre che far pagare il peso (insopportabile) di scelte sbagliate e inique.
Alessandra Alborghetti, BergamoGentile direttore,
parto da un’affermazione tra virgolette: «Né leoni né giaguari, ma uomini di buona volontà». E aggiungo subito di non essere un’esperta di politica, ma semplicemente una persona che, avendo in modo particolare a cuore la questione educativa ed essendo motivata anche dall’esperienza di fede, cerca di essere attenta a quello che accade e a lasciarsi interrogare dalla realtà. L’affermazione iniziale di questo scritto (stranamente questa volta è la prima cosa che mi è venuta in mente) ne sintetizza il contenuto: alla luce dei risultati elettorali e di fronte a reazioni tipo «Subito di nuovo al voto!», mi sembra invece che la situazione in cui ci troviamo possa essere vista, accolta e gestita nelle sue potenzialità di “occasione favorevole” (i greci, con un termine molto più ricco di significato, parlerebbero di kairòs). Occasione perché chi ha veramente a cuore il bene dell’Italia, il bene comune, e, di conseguenza, lo antepone ai propri interessi personali e di partito, non si limiti a discorsi e dichiarazioni d’intenti, ma operi concretamente in questa direzione con un atteggiamento propositivo. Riguardo ai contenuti del confronto, penso a due attenzioni particolari: la famiglia, nell’accezione che ne dà la nostra Costituzione (la storia c’insegna che la decadenza o il rinnovamento partono di qui) e il criterio “più società, meno Stato”, in base al quale affrontare ogni problema, da quello della legge elettorale (ripristinando, ad esempio, il voto di preferenza) a quelli che riguardano il mondo del lavoro. Perché questo accada, è però fondamentale la consapevolezza del valore del contributo che ognuno di noi può dare, prima di tutto con la preghiera, la conversione personale e l’operosità nel quotidiano (tutta la nostra parte pur da “servi inutili”).
Marinella Geuna
Caro direttore,
il responso delle urne si può sintetizzare così: un perentorio e disperato segnale perché la politica cambi metodo. Tutti i partiti tradizionali, o almeno quelli che si erano presentati al voto del 2008, sono stati sconfitti: tutti tranne il Movimento cinque stelle e la Lista Monti che non erano presenti. La fortissima richiesta che gli elettori hanno urlato alla politica è di deporre i tatticismi, di spazzare la corruzione e l’inazione per occuparsi di riforme e di lavoro, di famiglia e di crescita al fine di contrastare il declino incombente. Basta con la priorità per leggi sull’omofobia e simili, l’Italia ha bisogno di lavoro e di concordia. Ma, dalle prime avvisaglie... Alla fine, se non si vorrà consegnare l’Italia allo sconquasso e alla pura protesta dei grillini, bisognerà deporre le armi a sinistra e a destra per trovare un’intesa che fermi la deriva in atto. Speriamo che il presidente Napolitano, già segnalatosi per la saggezza con cui disinnescò il pericolo catastrofe nel 2011 affidando il Governo a Monti, riesca a convincere i contendenti ad una tregua indispensabile per rispondere alla disperata richiesta di lavoro che viene dai cittadini. Perché diversamente il Movimento cinque stelle, se si dovesse votare a breve per l’impossibilità di un accordo Pd - Pdl, potrebbe diventare largamente il primo partito il cui governo ci porterebbe alla deriva finanziaria con ulteriore depauperamento dell’economia. La speranza è che, dopo lo smottamento tellurico del M5S, non prevalga la rabbia ma il buon senso. Non dimentichiamoci mai che l’Europa ci osserva, ci giudica, ci aiuta e ci controlla. Con una fervida preghiera alla Beata Panacea di Ghemme per la nostra cara Italia, La prego di accettare di cuore i più cordiali saluti.
Giovanni Martinetti, Ghemme (No)
Il disarmo bilanciato di tutti i vecchi e nuovi «nemici» e la messa in comune delle «buone volontà» per il Paese non sono idee e ragionamenti da 'anime belle', cari amici, oggi sono una necessità. Una necessità politica, imposta da un voto che ha prodotto quasi solo sconfitti e che soprattutto rischia di sconfiggere il Paese, perché ha selezionato due Camere senza maggioranze omogenee, ha disegnato un quadro politico senza più padroni (i partiti egemoni per quasi vent’anni sono diventati troppo deboli, i nuovi soggetti non hanno muscoli sufficienti) e ha ricreato – non vorrei scriverlo, ma questa è l’amara realtà – le premesse per un ulteriore dissanguamento dell’Italia attraverso una sorta di 'mega-tassa dell’instabilità'. Questa incertezza (e i giochi che consente) ci sta costando, solo di interessi sul nostro debito pubblico, almeno – almeno! – 20/25 milioni di euro al giorno. E mi fermo qui, per carità di patria, nel calcolare un prezzo che abbiamo già cominciato a pagare... Siamo, insomma, in un grave stato di necessità, che non ammette eccezioni, esclusioni o autoesclusioni dal dovere della responsabilità. Che è di tutti: M5S, Pdl, Lega Nord, Scelta civica, oltre ovviamente a Pd, Sel e Psi che controllano la maggioranza della Camera dei deputati. Nessuna delle forze rappresentate in Parlamento può deliberatamente chiamarsi (o essere lasciata) fuori, altrimenti non ci sarà vero disarmo e le volontà che emergeranno saranno ancora una volta quelle di lotta e di non-governo dei problemi che vanno, invece, risolti adesso e con l’accordo più ampio possibile. Accordo su che cosa? L’inconciliabilità delle ricette economico-finanziarie proposte in campagna elettorale non consente di indicare nulla di più di un ragionevole rispetto dei patti sottoscritti con noi stessi e con l’Europa per non sbandare e finire ancora una volta, come quindici mesi fa, su una china 'alla greca'. Rispetto dei doveri che comprende il rispetto per le condizioni del Paese reale e, dunque, impone un calibrato allentamento della pressione fiscale (che non può in alcun modo sospendere il contrasto all’evasione). Nel cuore dell’intesa dovrà però esserci un pacchetto minimo, ma ben congegnato, di essenziali riforme: nuove regole elettorali, nuovi e trasparenti metodi di finanziamento della politica, nuove e serie norme contro i conflitti di interesse. Prima di tornare agli elettori, infatti, è almeno su questi temi che bisogna inviare segnali tempestivi, sensati e chiari. Segnali di ravvedimento operoso dopo l’incredibilmente insultante (per tanta parte dell’opinione pubblica italiana) e malcalcolata indisponibilità di Berlusconi e Bersani a realizzare queste stesse riforme nell’ultimo tratto della scorsa legislatura. Segnali indispensabili per fare più convincente la replica che i due presidenti uscenti – il capo dello Stato Napolitano e il premier Monti – si stanno impegnando a dare al pesante clima di sfiducia che si è addensato (e viene alimentato) sul nostro Paese. È del tutto evidente che un’intesa di questo tipo non potrà che essere 'a tempo', finalizzata a tenere l’Italia al riparo da rapine speculative e a mettere noi cittadini in condizioni di poter eleggere in modo efficace e giusto – nonché in un contesto politico più 'morale' – un nuovo Parlamento. Francamente, cari amici, non oso augurarmi niente di più di questo. Anche se non mi dispiacerebbe affatto di veder snellita, e resa dunque meno costosa e meno opprimente, tutta la struttura politico-istituzionale e burocratica. Ma per fare questo servirebbe ben più tempo di quanto sta davanti a queste Camere. Se i partiti saranno in grado di trovarlo, meglio. L’importante è che nessun 'meglio' presunto congiuri contro il bene necessario.