Opinioni

Dolcetto e palloncino per ripeterci che i cristiani sono quelli dell'«et et»

Marco Tarquinio sabato 9 novembre 2019

Caro direttore,
tra una chiacchiera e un’altra ci raccontiamo la vita con il mio amico Mario. Lui mi spiega che il giorno dei Santi fa una festa con tutti i nipotini comprando dei palloncini colorati e scrivendo su ognuno il nome di un nipotino. Una bella festa allegra tra parenti, piena di bambini con i loro genitori. Tra dolcetti e palloncini colorati i bambini si divertono, mentre i genitori e nonni raccontano in breve le storie del Santo di cui ognuno porta il nome. Questo fatto mi ha dato una idea! Il pomeriggio del 31 ottobre ho lavorato. Nel mio negozio sono entrati molti bambini mascherati per la festa di Halloween, accompagnati dai genitori quelli più piccolini, mentre quelli più grandicelli da soli o insieme a qualche amichetto. A ognuno dei bambini ho consegnato una caramella e assieme a quella anche un palloncino colorato dicendo di gonfiarlo il giorno dopo scrivendo il proprio nome sul palloncino per festeggiare il giorno dei Santi. Erano tutti contenti e stupiti dell’aggiunta di questo regalino alla ormai solita caramella. Un bambino di circa dieci anni si è rivolto al suo compagno dicendo: «Che bello! In questo negozio la festa è doppia. Ci hanno dato una caramella per Halloween e un palloncino per i santi. Così possiamo fare festa anche domani...». In quel momento ho sperimentato che il cristianesimo è davvero il centuplo quaggiù. Cristo non censura nulla e permette di valorizzare tutto l’umano, ogni festa e ogni occasione che ci è data. Ho imparato a chiamare per nome ciascun bambino che entrava in negozio, e loro erano contenti di essere guardati uno per uno. Non erano più volti anonimi mascherati, ma volti di bambini a cui Dio aveva pensato fin dal l’eternità e che avevano un proprio nome. Ognuno di quei piccolini ha incrociato per un attimo la mia storia che è diventata più ricca. Oggi posso pregare per Gioia, Agata, Riccardo, Mattia, Gianmarco e molti altri. I Santi che sono in paradiso e noi che stiamo percorrendo la strada verso la santità, il primo novembre, abbiamo fatto festa assieme. Cielo e terra in un’unica festa d’amore con Cristo spendente del volto del Padre nello Spirito Santo. Da Halloween ai Santi in un salto di eternità nell’umanità. Grazie al mio amico Mario e grazie a tutti quei bambini che ho conosciuto anche solo per un istante di vita.
Maria, mamma veneta lavoratrice

Ricevo lettere di ogni tipo. Tante. Non tutte pubblicabili. Non tutte (per motivi di spazio) pubblicate. E non tutte da persone che vogliono vedere finire in pagina ciò che mi scrivono. Alcune di queste sono speciali, ma arrivano da persone che hanno una preoccupazione: non apparire. A volte con ragioni forti, altre solo per una ritrosia che per me non è sempre comprensibile, ma in certe occasioni e condizioni diventa accettabile. Ecco perché, ogni tanto, faccio eccezione alla regola di dare spazio e risposta soltanto a lettere firmate per esteso. La lettera che ho scelto per oggi, la domenica che chiude la prima decade di novembre, quella aperta dalla Festa di Ognissanti, merita questo trattamento di riguardo. Chi l’ha scritta non desidera firmarla, ma oltre che bella la lettera è davvero utile. Non richiede risposta, ma merita il mio ringraziamento a chi l’ha scritta (e a chi mi ha aiutato a pubblicarla con la firma che l’accompagna) e mi suggerisce una semplice sottolineatura.
Ci siamo sentiti dire e ci siamo detti molte volte, anche su queste pagine, che il cristianesimo è la fede dell’«et et». Qui ne abbiamo una limpida prova, per così dire, sul campo. Tenere insieme le cose, ricucire ciò che è slabbrato, rendendo più giusto e più cristiano il nostro tempo nell’unico modo che ha senso e che, se vogliamo, è alla nostra portata: vivendolo da cristiani, facendo fiorire sorrisi sulle labbra dei piccoli e riempiendo di bene e di serenità le storie e le notti che si vorrebbe colmare solo di ombre... Questo mi conferma il dolcetto (di Halloween) e il palloncino (di Tutti i Santi) della signora Maria. Un altro amico lettore ha inviato nei giorni scorsi una lettera in cui, sconsolato, confessa di essere arrivato alla conclusione che sarebbe meglio “spostare la Festa dei Santi ad altra data” per evitare la contaminazione della ricorrenza di importazione a base di zucche, scheletri e fantasmi. No, non c’è niente da spostare e nulla da maledire. Non c’è da chiamarsi fuori e non c’è da trincerarsi in una specie di riserva protetta. C’è da usare testa e cuore, cioè la forza della fede e la fantasia della nostra umanità per ridare senso e compiutezza ai giorni nostri e dei più piccoli. I cristiani, se sono coerenti con il Vangelo della gioia, accettano la fatica di far piena la vita e non si rassegnano all’oscurità, la illuminano senza paure. Perché sanno di non essere soli. Come suggerisce la nostra saggia amica del dolcetto e del palloncino donati ai più piccoli, è un vero «salto di eternità» nel momento presente. Un momento che non ci siamo scelti, ma che è profondamente nostro. Ci è stata consegnata una lampada, e possiamo anche lasciarla spenta. Ma se l’accendiamo ci è chiesto di usarla per fare strada e andare più avanti, per camminare su questa terra, per credere e raccogliere il «centuplo quaggiù e l’eternità». Se la teniamo accesa, non possiamo ridurla a strumento per guardare e giudicare lo spettacolo del mondo, e per scappare via.