Il direttore risponde. Dio e la bellezza del cavolo
Caro direttore,
certamente riderà se legge questa mia letera, ma io la scrivo molto seriamente. Nel mese di agosto la mia vicina di casa ha piantato i cavoli. Ne ha avanzati una decina e me li ha dati. Io non li volevo, ma lei ha insistito e allora, per non buttarli via, li ho piantati anch’io in un angolo del mio giardino. Non me l’aspettavo: sono diventati rigogliosi, ma questo è niente. Il vedere le foglie avvolgersi su se stesse a poco a poco fino a diventare una grossa palla soda e compatta mi ha riempito di stupore e meraviglia. Proprio così. La bellezza del cavolo è stata per me una scoperta straordinaria. Dico sul serio: non è una battuta. Mi sono accorta che siamo circondati dalla bellezza e non la vediamo. Siamo delle talpe che grufolano nella vita senza vedere, senza capire, senza accorgerci che la bellezza ci parla di Dio e ci dice che Dio, oltre che amore, santità, bontà, potenza è anche bellezza, una bellezza capace di riempire l’anima di gioia, una gioia molto diversa dal piacere che possono dare le cose. Perché ci ostiniamo a dire che Dio è inconoscibile? Ha ragione san Paolo quando in Rom 1,20 ci dice che le perfezioni di Dio possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da Lui compiute. E che noi siamo inescusabili quando rifiutiamo di riconoscerlo. Mi sono ricordata che il grande naturalista e medico svedese Linneo ha dichiarato: «Il Dio eterno sapientissimo e onnipotente è passato davanti a me: ho visto le sue tracce nelle sue creature». Charles Darwin scrisse nel suo diario che fu estasiato dalla bellezza di fiori e piante visti nella foresta che visitò nel suo famoso viaggio intorno al mondo. Due studiosi, due modi diversi di guardare la natura. Linneo guarda e vede. Darwin guarda soltanto: non riesce a vedere.
Buona giornata, direttore, ora può proprio dire di aver ricevuto una lettera del cavolo.
Fiore Marra, Canelli (At)