Opinioni

I paletti necessari e il ruolo della politica. Difendiamo i bambini dagli smartphone

Daniele Novara mercoledì 10 gennaio 2018

È davvero inquietante che siano alcuni azionisti della Apple stessa a voler tutelare i bambini sull’uso degli smartphone mentre la politica e le istituzioni tacciono, chiuse in un silenzio davvero colpevole. La particolare pericolosità degli smartphone per i bambini è legata alla loro stessa natura: si tratta di una tecnologia portatile, estremamente comoda e facile da utilizzare. Il successo di questi dispositivi nelle famiglie risale a pochi anni fa quando whatsapp divenne un vero e proprio cavallo di troia per ottenere che i genitori regalassero ai figli non più i vecchi cellulari monouso ma dei veri e proprio computer portatili.

Il pretesto fu rappresentato dalla gratuità dei messaggi whatsapp rispetto agli sms che apparentemente costavano di più. In realtà fu una vera e propria manipolazione dell’opinione pubblica in quanto, come è noto, per avere whatsapp bisogna anche avere una connessione a Internet. Improvvisamente bambini di 8-9-10 anni si sono ritrovati in tasca un apparecchio con un accesso libero alla Rete, il cui 50% dei contenuti, come purtroppo sappiamo bene, sono di natura pornografica e violenta, come le esecuzioni dell’Isis o i film dell’orrore. In realtà i danni maggiori non attengono ai contenuti specifici visibili su Internet ma al dispotismo che gli smartphone esercitano sulla vita dei ragazzi: la facilità dell’uso rende difficilissimo separarsene. I danni maggiori sono quelli relativi al sonno. Sono tantissime le ricerche che dimostrano l’interferenza dei videoschermi sulla qualità del riposo. In seconda battuta vanno considerate le ripercussioni sulla capacità di concentrazione: lo studio, lo sport, la musica, le attività ludiche vengono compromesse a tal punto da sparire quasi del tutto. Sono sempre di più i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni completamente in balìa degli smartphone , da cui non si staccano mai.

Ogni giorno nei nostri studi di sostegno pedagogico si affollano genitori disperati che non riescono a regolare l’uso dello smartphone dei propri figli. I genitori di oggi sono una generazione fragile dal punto di vista educativo: difficile pretendere eroismo da parte dei papà e delle mamme quando tutto attorno, specie nel nostro Paese, regna l’indifferenza su queste tematiche, se non la stigmatizzazione di chi non compra lo smartphone a un bambino di 7 o 8 anni. Negli ultimi mesi si è aggiunta la chicca del Ministero della Pubblica Istruzione che, in totale controtendenza europea, ha istituito una commissione per valutare l’eventuale uso didattico degli smartphone a scuola. In contemporanea, in Francia, Macron lo proibiva. E anche in Germania, in Svezia e in Gran Bretagna esistono normative al riguardo per tutelare alunni e studenti da un’invadenza, da cui non è per nulla semplice difendersi. Senza leggi chiare si lasciano le famiglie in balìa di un marketing sempre più cinico che usa i minori come target per vendere strumenti non adatti alla loro età.

Come è possibile che per alcol e tabacco ci sia il divieto per i minori di 18 anni e che, invece, un bambino di 8 anni possa avere intestato un numero personale di cellulare, solo grazie alla firma di un genitore? A livello internazionale si cerca di correre ai ripari, l’Italia sembra assente, intorpidita in una progressiva rimozione del diritto per le nuove generazioni ad avere adulti educativi e non 'amiconi' impegnati a giocare con loro alla playstation. Agli ultras degli smartphone , ben presenti anche in ambito scolastico, che si fanno scudo dell’idea assolutistica della didattica digitale, ribadisco che la tecnologia è importantissima e che ogni società ha il dovere di evolvere, ma ci sono due questioni da considerare. La prima è che ogni età va rispettata per la sua natura. Nessuno si sognerebbe di insegnare a guidare una macchina a partire da una Ferrari. Ogni cosa ha il suo tempo e va fatta secondo la giusta gradualità. La seconda è che non sempre quello che consideriamo moderno è necessariamente giusto. Le centrali nucleari sono un esempio lampante.

Negli anni ’60 erano tutti entusiasti ma poi quanti passi indietro abbiamo dovuto fare? Pure in ambito medico negli anni ’70 si incentivava il latte artificiale al posto di quello materno, anche per emancipare la donna delle sue funzioni biologiche. Ma quanti danni ha provocato questa stupidaggine? I bambini vanno considerati in un modo particolare, come vuole la Convenzione dei Diritti dell’infanzia, firmata da quasi tutti i Paesi del mondo. La mia proposta consiste, da un lato, nel sospendere la strana idea che la penna possa essere sostituita dallo smartphone e, dall’altro, nell’attivare la politica perché, come ha fatto in altri campi, metta i giusti paletti affinché i bambini siano rispettati nel loro processo di crescita.

Pedagogista