Opinioni

Alluvione. Diciamo grazie a tutti i giovani contro il fango e contro ogni ingiustizia

Maurizio Patriciello domenica 21 maggio 2023

Siamo in tanti, oggi, davanti ai nostri altari, con le lacrime agli occhi, a pregare per i fratelli e le sorelle dell’Emilia-Romagna. A loro, ai sopravvissuti, vogliamo continuare a dire: « Vi amiamo. Siamo con voi. Non siete soli. Forza! In un modo o nell’altro le cose si aggiusteranno. Da qualche parte i soldi usciranno».

Nelle tragedie, gli uomini diventano più buoni. Si risveglia in noi l’antico e sempre nuovo istinto della solidarietà. Forza! Ce la faremo anche questa volta. Ci rialzeremo. Sperando di avere imparato la lezione. Dobbiamo convincerci che di questo mondo non siamo i padroni. Che la Terra non è il deposito di un nemico da saccheggiare, ma un amico con cui convivere. Non ci conviene fare finta di niente e tirare a campare fino alla prossima catastrofe. Sarebbe relativamente facile arrivare a una soluzione se solo la pretesa di arraffare di più, di fare più in fretta – per andare dove, poi, nessuno saprebbe dirlo – di arrivare primi, di sopraffare l’altro non esercitasse su di noi un fascino innaturale, una forza illogica. Ci rialzeremo, certo.

Non è la prima volta, e non sarà l’ultima, che ci ritroviamo a fare i conti con i capricci – i capricci? – della natura. O, forse, con le sue più elementari esigenze. Essere capaci di metterci in ascolto per meglio capire l’altro, le sue necessità, i suoi bisogni, le sue speranze vale non solo per gli uomini, ma anche per gli animali, gli alberi, le montagne, i fiumi, i mari, i ghiacciai. Ci rialzeremo, a fatica, ma ci rialzeremo. Chi – purtroppo - non si rialzerà sono i fratelli e le sorelle che in questa tragedia hanno perso la vita. Trascinati via dall’acqua o annegati nelle loro stesse case. Una morte orrenda che mai avrebbero potuto prevedere. Commuovono i consigli dati dagli esperti a chi è intrappolato in casa: « Lasciate tutto. Non attardatevi a recuperare le cose. Mettete in salvo la vita». La vita, prima di tutto, e soprattutto la vita. La vita dei più deboli, dei bambini, degli anziani, degli ammalati. Una voce ti dice di correre ad aiutare chi da solo non potrebbe farcela. Come sono belli gli uomini quando riscoprono di essere fratelli. Prima la vita, poi tutto il resto. Venerdì sera.

Dopo una giornata faticosa, a casa, vorrei non accendere la televisione. Ci sono momenti in cui non ce la fai a sopportare il dolore e le angosce. Che posso fare? Abbassare la testa e pregare. Invocare la misericordia di Dio, chiedergli di non badare alla nostra caparbietà e di venirci incontro. Si soffre insieme. Si offre quello che si ha. I fratelli e sorelle dei paesi alluvionati devono sentire il tepore e le consolazioni delle nostre preghiere. Sapere che tanta gente sta piangendo con loro. La tristezza mi invade quando il telefonino si illumina. Apro. Insieme al messaggio, il volto di un bimbo bellissimo, di poche ore appena, fa capolino sullo schermo. È nato. È bello. È vivo. Una gioia. Capisco. Angelo – lo chiamerò così - è stato sul punto di essere gettato via, di non vedere la luce. Di essere trascinato nella voragine del nulla. Bisogna correre, fare in fretta, farsi accanto. Occorreva fare il possibile per salvare Angelo e la sua mamma impaurita e stanca.

Dirle che c’eravamo, che avrebbe potuto contare su di noi. Ci voleva coraggio. Un coraggio che la mamma - in quel momento - non aveva, ma che certamente sarebbe arrivato quando avrebbe stretto tra le braccia quel frugoletto che nessun artista al mondo avrebbe potuto dipingere o scolpire. E così è stato. Lo sapevamo. Lo sapevo. Ne eravamo certi. È successo già decine di volte. Quello, però, non era il momento delle parole vuote, asettiche, formali, ma della vicinanza concreta. Era il momento di prendere sulle proprie spalle una coppia povera, fragile, incerta sul da farsi, e ripetere: « Non vi preoccupate, ci pensiamo noi. Fidatevi. Riposate». Proprio come i nostri giovani eroi stanno facendo in queste ore con chi, terrorizzato dalla furia dell’acqua e dal fango rischia di mollare la presa e di lasciarsi andare. No, non ci si arrende. Tutto, occorre fare di tutto perché anche una sola vita venga salvata dalla morte, dalla paura, dalla disperazione o dalle errate convinzioni. Grazie, giovani volontari, amanti della vita. Grazie.