Opinioni

Diario della convention. Da Beyoncé agli U2: la colonna sonora dei big a Chicago

Elena Molinari venerdì 23 agosto 2024

Le convention politiche americane sono prima di tutto dei grandi spot pubblicitari per il partito che le organizza. Tutto è coreografato in anticipo, fino al minimo dettaglio. Compresa la musica, veicolo di persuasione emotiva per eccellenza. La colonna sonora della quattro giorni democratica di Chicago ha puntualmente sottolineato i temi martellati (fino alla nausea) dagli oratori o la loro immagine. Poiché quest’anno i democratici hanno messo a segno l’endorsement di Beyoncé, la sua “Freedom” è suonata più volte dagli altoparlanti, e così questa notte (l’alba italiana) ha accompagnato anche l’entrata in scena di Kamala Harris allo United Center.

Il numero due del ticket, Tim Walz, per il suo discorso di martedì ha usato “Rockin’ in the free world” di Neal Young — ancora note sulla libertà.

Hillary Clinton è stata definita da “Brave” (Coraggiosa) di Sara Bareilles e “Fight song” (Canzone da combattimento) di Rachel Platten.

A parte alcuni classici, la convention ha puntato su titoli nuovi o di autori amati dai giovani (molto Taylor Swift, per esempio), oppure a categorie demografiche che vogliono corteggiare. L’essersi assicurati la performance dal vivo della star del country Jason Isbell, ad esempio, è stato un occhiolino ai repubblicani che amano sentir cantare di patriottismo, libertà e famiglia.

Tutto calcolato, allora, con ogni canzone scelta per far parte del puzzle più grande che i democratici volevano comporre. Con qualche eccezione.

Barack Obama ha imposto la sua colonna sonora, anche se c’entrava poco col resto della kermesse. “City of blinding lights” degli U2 aveva risuonato durante le sue due convention del 2012 e del 2016: l’ha voluta anche per lanciare Harris a Chicago.