Il direttore risponde. Dialogare si deve, svendere no
Caro direttore,
tempo di elezioni e di appelli a non negoziare princìpi morali. Ma io credo che il dialogo politico senza limitazione alcuna sia doveroso, e sia doveroso porre in campo in esso non tanto la pura e semplice enunciazione dei grandi princìpi, bensì concrete realizzazioni testimoniali di carità e di attenzione ai problemi del nostro mondo.
Ci è richiesto di non nascondere la luce del volto di Cristo, della quale al più siamo solo opachi specchi riflettenti, avendo chiara la consapevolezza che i percorsi (individuali) verso la verità rimangono iniziativa del Signore (Gv 9).
Ciò anche nei confronti delle pecore (o lupi?) dell’'altro ovile', contesto che sembra altrettanto caro a nostro Signore (Gv 10,16).
Fiducia dunque, nell’esprimere quel poco/tanto di luce che abbiamo, anche nell’ambito della convivenza sociale, che rimane comunque (quando non va peggio) terreno di mediazione. Certo, sempre con gli atteggiamenti sapienziali indicatici da Gesù in un significativo bestiario (Mt 10,16).
Giovanni Pizzi, Bologna
La volontà di non svendere ciò che non va svenduto, caro ingegner Pizzi, non significa rinunciare al 'dialogo politico' o anche solo limitarne la portata.
Vuol dire non rassegnarsi a mettere proprio tutto sul banco del mercato e soprattutto non rassegnarsi al fatto che certi cinici commerci si possano intavolare anche sui beni più preziosi della nostra umanità solo perché ormai 'così fan tutti'. Trovo perciò estremamente appropriata la sua citazione finale dal Vangelo di Matteo («Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe») perché ci richiama al senso dell’andare e dello stare nel mondo da cristiani, senza assuefarci e – a maggior ragione – senza piegarci a logiche prevaricatorie e anti-umane.
L’esperienza ci dice che quelle che lei, gentile amico, definisce «concrete realizzazioni testimoniali di carità e di attenzione ai problemi del nostro mondo» hanno infatti senso, forza, durata e bella capacità di 'contagio' solo se sono chiaramente e coerentemente motivate da una opzione senza ombre per il primato della persona e per la conseguente piena intangibilità di ogni vita di uomo e di donna e dell’ambiente familiare in cui essa naturalmente si sviluppa.