I canti della Chiarastella. Di casa in casa per cantare la conversione di Costantino
BUCO BUCO
Gentilissimi miei signori
noi a voi facciamo inchino
con sincero di vero cuore
e come afflitti pellegrini.
Arapitece sti porte
se ce le volete aprire
nui simmo gent’e crianza
na cos’è niente ci
accontentammo.
San Silvestro era Papa
con l’aiuto del Signore
dalla lebbra liberava
a Costantino l’Imperatore.
Costantino l’Imperatore
era lebbroso di natura
per guarire dal suo malore
beveva il sangue degli innocenti.
Se San Pietro non riparava
questa grande crudeltà
questa strada lui pigliava
e sempre quella rimirava.
Vedi che fece questo gran Santo
disse in sogno a Costantino
che San Silvestro solo ci aveva
una specifica divina.
Costantino per il tuo gran male
non il sangue degli innocenti
ci vuole l’acqua battesimale
solo quella ti potrà salvare.
Perciò dai la libertà
a quei poveri innocenti
quelle mamme disgraziate
come piangono tu non le senti?
Zuchete zuchete e violini
con chitarre e mandolini
mamme e figli tutti riuniti
se ne andarono i meschini.
A padrona e che sta casa
mo ce caccia na bona spasa
d’auciati e susamiegli
e na ventina de carliniegli.
Oggi è calato l’anno vecchio
e domani è l’anno nuovo
comm ce simm’ arrivati avuanni
ci arriveremo a ccà e cient’anni.
La sera del 31 dicembre, a Sessa Aurunca, una cittadina a nord della provincia di Caserta, nota per il bellissimo canto quaresimale del Miserere, intere compagnie di musici, con vari strumenti a percussioni tipici, come il triccabballacche, lo scetavajasse, il putipù, assieme a chitarre, mandolini e fisarmoniche, si spostano durante la notte, di casa in casa (di buco in buco) per cantare la storia della conversione dell’Imperatore Costantino.
Al termine, ogni compagnia riceve una “n’ferta” di denaro o in natura. Il canto, composto da 31 quartine, narra una leggenda che vede come protagonisti il Vescovo di Roma San Silvestro e l’Imperatore Costantino. Il primo gruppo di strofe, più corposo, descrive la conversione al cristianesimo dell’Imperatore il quale, per guarire dalla lebbra che lo affligge ha in mente di sperimentare il rimedio del bagno di sangue di fanciulli. Acquisita consapevolezza della gravità del suo atto e impietosito dalla disperazione delle madri dei fanciulli scelti per l’immolazione, vi rinuncia.
Nella notte sogna San Pietro e San Paolo che lo invitano a richiamare dall’esilio Silvestro, il Vescovo di Roma fuggito a causa della persecuzione, e a ricevere il sacramento del Battesimo, come unico rimedio per la sua guarigione. Dopo questa parte narrativa, il canto si conclude con la tradizionale richiesta di doni. Con questo bellissimo canto, eseguito con grande entusiasmo da numerosi gruppi sparsi in tanti luoghi dell’antica città aurunca, i cantori, prendendo spunto dalla conversione dell’imperatore Costantino, esprimono un desiderio comune affinché l’ultimo giorno dell’anno possa essere un momento ideale di sincero rinnovamento per tutta la comunità.