Carabiniere ucciso. Demonio dell'indifferenza in un delitto senza perché
Aspettavamo con ansia il primo giorno di prigione dei due ragazzi americani accusati di aver ucciso il carabiniere italiano: nel primo giorno, nella prima notte, ci avrebbero rivelato, anche senza parlare, col loro comportamento, il 'perché'.
Uno di loro ha inferto al carabiniere 11 coltellate. Quale 'perché' ha la forza di reggere 11 coltellate? La vendetta? Il disprezzo? L’odio? Siamo di fronte a suprematisti americani in missione punitiva sui sotto-uomini europei? Ieri sono usciti i racconti di come i due ragazzi americani han trascorso un giorno e una notte e un giorno in carcere. Molta tv di qualsiasi genere. Dialogo con tutti, sulle cose più banali. Buona dormita. Buon appetito, han divorato i buoni cibi che han ricevuto e non han neanche detto 'grazie'. Insomma, delitto, cattura e prigione si posson riassumere con le parole: ammazza, mangia e dormi.
Di fronte a un’accusa che nel loro Paese comporterebbe la condanna a morte, si son mostrati del tutto indifferenti. Chi si aspettava che, catturati e imprigionati dopo un assassinio lungo e feroce, buttassero fuori l’odio che li ha spinti a quell’omicidio, scopre che l’odio non c’è, e al posto dell’odio non c’è nulla. C’è il Nulla. L’assassino definiva se stesso 're del Nulla', e questa formula è un autoritratto, perciò è stata analizzata ieri su questo giornale. Gli assassini erano guidati dall’indifferenza. Lo scatto della prima coltellata fu inferto per abulia, dare o non dare la coltellata non faceva differenza. Il tempo fra una e l’altra delle 11 coltellate era riempito dall’indifferenza. Quando il carabiniere gridava: «Fermatevi, sono un carabiniere», loro han continuato per indifferenza.
L’indifferenza non è non fare il bene e non fare il male, l’indifferenza è lasciare che il male vada avanti anche se sei tu che lo spingi avanti. Solgenitsyn dice che quando gli agenti del KGB portavano via un prigioniero per le scalinate della metropolitana di Mosca, tutti vedevano ma nessuno diceva niente, tutti indifferenti. Primo Levi dice che c’era un ingegnere civile nel Lager, che ha visto tutto ma non ha mai detto niente, e se a casa qualcuno gli chiedeva qualcosa lui rispondeva: «Mah, c’è un campo lì». Nient’altro. L’indifferenza è un grande motore della vita e della storia. Perché questi due americani avevano quel coltello da marines nello zaino? Loro dicono di averlo portato in valigia dall’America. E in effetti le norme di quel Paese permettono di portare con sé un coltello durante i viaggi in aereo, purché stia nel bagaglio in stiva e non in quello a mano. Colpisce, però, che se io vado in America con un paio di forbicine da unghie, al detector le vedono, me le fanno tirar fuori e le buttano in un bidone: do un’occhiata al bidone e vedo che è pieno di forbicine. Certo, in questo caso si tratta di bagaglio a mano, e le forbicine potrebbero essere utilizzate contro l’equipaggio a bordo dell’aereo. Ma un pugnale da marines, lungo 17,7 cm, seppure in stiva, non è un’arma potenzialmente assai più pericolosa una volta scesi dall’aereo e recuperata la valigia? Loro il coltello lo hanno portato. Perché?
Non c’è un perché: è bene avere un pugnale, poi si vedrà. Non c’è un demonio dentro il ragazzo che aveva il pugnale con sé, non c’è niente. È questo Niente il demonio. L’assassino non ha mostrato finora nessun pentimento dell’omicidio, perché non ci si pente del Nulla. I genitori lo difendono dicendo: è un ragazzo perbene. Voglion dire che è come tanti. Non è una tesi consolatoria.