Non siano ancora le famiglie a pagare. Debito, il nodo serio e il prezzo ingiusto
L’interessante e un poco provocatorio intervento di Francesco Gesualdi sul peso e la gestione del debito pubblico italiano ha aperto un dibattito che per certi aspetti riguarda soprattutto gli specialisti di questi problemi, ma in tanti modi entra nella vita concreta, compreso l’ambito, non ignoto a chi scrive, delle politiche familiari.
E ciò perché anche le famiglie sono strette fra l’incudine (la necessità di disporre di adeguate risorse) e il martello (l’obbligo di ridurre, se non annullare, il gigantesco debito pubblico che, come lo stesso Gesualdi ha posto in evidenza, sta condizionando la stessa vita delle famiglie). Nessuno ovviamente nega che il problema esista – su questo vi è una sostanziale convergenza di giudizi – e che sia necessario affrontarlo, ma le vie da intraprendere appaiono alquanto problematiche: esse sarebbero tre (non necessariamente alternative), e cioè il 'ripudio della parte illegittima', la 'rinegoziazione della parte più onerosa', il 'trasferimento di una certa quantità' (del debito alla Banca centrale europea).
Comune a queste tre proposte è il fatto che altri (e non solo gli italiani), affrontino i relativi oneri: e proprio qui sta la questione, Hic Rhodus, hic salta (e proprio il riferimento a Rodi dell’antico detto richiama alla questione del debito greco, che ha sì beneficiato di cospicui interventi europei, ma che ha potuto usufruirne proprio perché un Paese piccolo, non certo paragonabile all’Italia, alla sua economia e al suo debito). È giusto che si facciano seri tentativi di chiedere a Paesi 'terzi' un intervento a nostro favore, ma – considerato il livello zero cui è giunta la solidarietà tra i Paesi europei – è lecito dubitarne.
Ecco allora un’esigenza che va tenuta presente nell’ipotesi che le proposte di Gesualdi, ma anche di altri economisti, non vengano accolte e cioè che non siano le famiglie a doversi più accollare, come in gran parte oggi avviene, i maggiori sacrifici per il necessario pagamento dei debiti: oltre tutto non è certo per la crescita (?) degli interventi a favore della famiglia che il debito pubblico è di tanto aumentato... Sarà dunque necessario che – se non interverranno da gentili e generosi altri Paesi europei gli auspicati 'salvataggi' – e se l’Italia sarà chiamata a pagare i suoi debiti, che si operi una severa selezione delle spese da tagliare e una, se necessario impietosa, falcidie di benefici e di privilegi.
Ripeto: la responsabilità della crescita del debito non è certo imputabile alle politiche familiari, praticamente assenti sino a qualche anno fa, ma alle 'cicale' che hanno continuato a godere di benefici proprio grazie all’indebitamento. Ci attende comunque una 'stretta', perché la persistenza di questo alto debito penalizzerebbe fortemente, e ingiustamente, le nuove generazioni. Ed è importante che le prime vittime non siano proprio quelle famiglie che tacciono, e non riempiono a ogni pie’ sospinto le piazze, non fanno scioperi e sono, e restano, il cuore pulsante del Paese.