Il direttore risponde. De Mattei, le sue idee e Avvenire
Roberto de Mattei
Caro direttore,in una recente intervista a "Repubblica" il professor de Mattei, vicepresidente del Cnr, ha potuto spiegare a un pubblico certamente più ampio di quello di Radio Maria il senso dei suoi discussi interventi. Tra le tante, alcune frasi mi hanno particolarmente colpito: che sicuramente c’è una ragione specifica, caso per caso, per cui Dio permette il male e le catastrofi, che i popoli possono essere puniti per i loro peccati, che l’inferno è una «remunerazione» e che il paradiso terrestre e l’origine dell’uomo da Adamo e Eva sono una realtà storica (non metafisica o simbolica) cui un cattolico «deve» credere. Curioso poi che, per corroborare queste tesi, de Mattei invochi l’esempio di grandi scienziati cristiani, il primo dei quali – Galileo – sostenne al contrario che «la Bibbia insegna come si va in cielo ma non come va il cielo». L’intervista straripa di "cattolico": lo è la cultura da cui de Mattei asserisce di derivare le sue tesi, lo sono tutti coloro che credono senza tentennamenti alle sue perentorie teorie e che interpretano la Bibbia come egli prescrive, lo è lui, "senza compromessi", mentre non lo sono tutti gli altri, «sottomessi al clima culturale dominante» e principali destinatari della sua battaglia culturale. Io sono un matematico, mi piacerebbe essere un cristiano credibile, ho avuto la grazia di incontrare figure eccezionali di matematici cristiani che hanno testimoniato la loro fede con una vita, una delicatezza e un’intelligenza straordinarie, certo non sottomesse e ben lontane da queste caricature. Anche grazie a loro ho imparato a guardare con perplessità chi si appiccica sul petto medaglie di "cattolicità" e con timore chi distribuisce pagelle di sottomissione o patenti di verità partendo dai propri convincimenti. Non so se in questo modo sono «sottomesso» e quindi rientro tra i tanti impliciti bersagli di de Mattei: so solo che egli affronta con presunzione temi che alle persone con un minimo senso critico, storico o scientifico che sia, fanno «tremar le vene e i polsi», e costruisce recinti che invogliano solo a starsene fuori. In questo senso la sua battaglia è veramente all’interno del mondo cattolico, per svuotarlo delle sue intelligenze più e meglio di quanto non saprà mai fare un qualunque Odifreddi. Con i più cordiali saluti.Giuseppe Savaré, Università degli Studi di Pavia
È vero, il "caso tsunami" creato dal professor de Mattei, e altrove coltivato ed enfatizzato, non ha trovato su Avvenire grande spazio. Il 26 marzo ha avuto una notizia stringata – ma corretta e completa – in pagina internazionale (dove davamo conto dei seguiti del terremoto in Giappone). Il 31 marzo, in questa pagina di dialogo coi lettori, è stato oggetto di un’annotazione puntuta – e in totale, motivato, disaccordo – di Rosso Malpelo-Gianni Gennari nella sua rubrica "Lupus in pagina". Il 1° aprile, ancora in questa pagina, è stato il tema di un corsivo di Giorgio D’Aquino ("Rispetto per il dolore. E per la fede") in pacato e fermo disaccordo con de Mattei tanto quanto in severa replica al coro sarcastico e «velenosamente interessato» di certi suoi censori. Il 10 aprile ancora in questa pagina è tornato nella rubrica "Controstampa" di Pier Giorgio Liverani, a proposito delle ribadite pulsioni censorie di chi vorrebbe far tacere de Mattei e, magari, ambirebbe alla sua poltrona di vicepresidente del Cnr... Il 12 aprile, infine, è stato al centro di una polemica lettera di padre Giovanni Cavalcoli indirizzata a me e a Gianni Gennari che ha ottenuto l’argomentata risposta di quest’ultimo. Oggi, di nuovo qui. E, qui, intenderei mettere un punto. Prima di tutto con il riassunto già fatto di ciò che su Avvenire si è scritto. Dal quale emergono alcune semplici cose. 1) Non condividiamo (e non ci interessa approfondire più di quanto abbiamo già fatto) la "possibilità" – evocata dal professor de Mattei – che lo tsunami sia stato un castigo divino per la nazione giapponese. 2) Abbiamo espresso con diverse gradazioni questo dissenso, ma sempre con chiarezza e con stile. 3) Non condividiamo neanche l’interessata e smodata canea contro le opinioni di de Mattei e contro il suo ruolo pubblico. 4) Ad Avvenire non piacciono – e a me personalmente non fanno né caldo né freddo – pressioni e ricattini del tipo: pubblicate (o non pubblicate) e non osate ridurre il mio testo oppure vedrete che cosa vi capita... Da questo discende, in genere, la regolare non pubblicazione degli scritti di quanti ci incalzano così. Stavolta faccio un’eccezione, appunto per chiudere su queste pagine (altrove non so e non mi interessa) un discorso per diversi aspetti spiacevole. E per mettere in pagina, assieme a quella del professor de Mattei, la lettera bella – e seriamente polemica – del professor Savaré che altrimenti avrebbe avuto, come molte altre del genere, una mia risposta privata. Al nostro lettore, matematico cristiano, dico solo con identica cordialità ciò che già sa bene: Papa Benedetto torna a indicarci con la straordinaria e coinvolgente forza del suo magistero la via luminosa e impegnativa dell’incontro tra fede e ragione, senza sottomissioni, senza ambiguità e senza mortificazioni. A tutti gli altri lettori consiglio di rileggere l’ottima recensione di Massimo Introvigne del recente libro di de Mattei sul Concilio Vaticano II (Avvenire del 1° dicembre 2010). Potranno constatarne lo spessore e l’ineccepibile puntualità critica. Al vicepresidente del Cnr invio, infine, a mia volta un distinto saluto.