Opinioni

«Date più spazio ai piccoli». È convinta scelta di sempre

venerdì 30 dicembre 2016

Gentile direttore, il mio è un appello a tutti i mezzi di comunicazione cosiddetti “di massa”. Finiamola con comunicazioni dettagliate sulla scomparsa di noti miliardari anche se noti artisti. Per favore, facciamo una pausa con dettagliate comunicazioni sulla morte di lavoratori, disoccupati, migranti... E non come numero indistinto, ma individualmente, con nome e cognome ed eventuali notizie, se si possono reperire, sulla loro straordinaria vita vissuta senza alcuna esposizione mediatica. Grazie. Buon Anno.

Carlo Pertile


La ringrazio, caro Pertile, per questo appello asciutto e vibrante. Vedo – scorrendo i destinatari del suo appello – che lei ci ha messi nel mucchio, con diversi altri importanti mezzi di comunicazione di massa. Ma lei sa molto bene che l’attenzione ai “cittadini semplici” d’Italia e del mondo, soprattutto ai più piccoli e agli ultimi, è da sempre una delle grandi priorità informative di “Avvenire”. Anche cercando di personalizzare, ogni volta che è possibile, storie positive e drammi. Chiunque può verificarlo anche solo dando uno sguardo alle nostre prime pagine che questa nostra convinta opzione di fondo si è accentuata nel tempo della globalizzazione e dell’arretramento di tante garanzie sociali persino nei Paesi già sviluppati... Questo non significa negare la dovuta attenzione anche ai “soliti noti”, artisti e no: l’impegno è di garantire una giusta proporzione. (mt)


NATALE, GESÙ È VOLUTO VENIRE

Caro direttore, vorrei dire una semplice verità sul Natale, e lo faccio partendo da una frase di san Bernardo di Chiaravalle: «Volle venire Colui che si poteva accontentare di aiutarci ». Il Natale è la festa di una Presenza. Egli, Gesù Cristo, volle venire; non si è accontentato di aiutarci, ma volle venire: la Sua presenza è la nostra salvezza.

Eugenio Russomanno Caposele (Av)


ACQUA POTABILE PER TUTTI A BASSO COSTO

Caro direttore, secondo alcune fonti, nel mondo più di 800 milioni di persone non usufruiscono di acqua potabile, ma solo di acque malsane e a volte disponibili solo a molti chilometri di distanza. Lo studio italiano “Architecture and vision” con l’architetto Arturo Vittori e grazie al sostegno della Cooperazione italiana, si è dedicato a un progetto avviato in Etiopia che potrebbe risolvere (non solo in quell’area) l’enorme problema. La soluzione potrebbe chiamarsi Warka Water ( http://www.warkawater.org): un albero che... toglie la sete! In pratica si tratta di una struttura in bamboo (un materiale naturale facilmente reperibile), alta una decina di metri e pesante poco più di cinquanta chili, in grado di produrre circa 100 litri di acqua potabile al giorno, semplicemente accumulando vapore acqueo dall’atmosfera. Il principio su cui si basa è quello della condensazione dell’aria che produce acqua attraverso la forte escursione termica giorno-notte. L’umidità dell’aria è catturata attraverso una rete realizzata con un tessuto speciale, filtrata e trasformata in acqua potabile. La struttura del Warka Water è semplice da montare, costa solo qualche centinaio di dollari; il suo funzionamento non richiede energia elettrica e neppure particolari competenze tecniche. La struttura, dopo aver superato la prima fase progettuale, se sarà sviluppata su larga scala, consentirebbe alle popolazioni locali di usufruire di acqua potabile con una gestione diretta e senza dipendere da aiuti esterni. E questa potrebbe essere una delle più belle notizie dell’anno che verrà. Speriamo!

Michele Massa Bologna


APPREZZAMENTO PER LE RISPOSTE AL “NATIONAL GEOGRAPHIC”

Caro direttore, un vivo plauso e un sentito ringraziamento ad “Avvenire” e a Luciano Moia per l’articolo del 22 dicembre 2016 a proposito del “National Geographic” dedicato a sostenere le tesi della cosiddetta teoria/ideologia “gender” e ancor più per la chiara e decisa risposta al direttore della versione italiana della rivista, Cattaneo. Il cambio di copertina effettuato in Italia dal “NG” mostra l’intento commerciale e la maniera surrettizia per propagandare una visione che prende spunto da condizioni umane faticose e anche tragiche per stravolgere una realtà antropologica da sempre un punto fermo della nostra esistenza. Ho smesso di leggere “NG” e continuerò imperterrito a non farlo...

Luigi Donnini Firenze


PADRE SCALFI, STRAORDINARIO OPERATORE CULTURALE

Gentile direttore, grazie per il ricordo che Marina Corradi ha scritto il 27 dicembre di padre Romano Scalfi, grande prete e grande intellettuale, morto a novantatré anni e dopo quasi settanta di sacerdozio. Padre Scalfi è stato un operatore culturale straordinario. L’Italia e l’Europa hanno conosciuto le opere dei grandi pensatori russi e quelle dei dissidenti sotto il regime comunista anche grazie a lui. Come don Francesco Ricci, un altro instancabile intellettuale e uomo di fede che fondò il Cseo (Centro studi sull’Europa Orientale) facendo conoscere il pensiero e il dissenso nei Paesi del-l’Est, padre Scalfi fece conoscere la ricchezza della tradizione religiosa e culturale russa in un periodo storico drammatico. La rivista da lui fondata nel 1960, “Russia cristiana ieri e oggi”, nel 1985 prese il nome “L’Altra Europa”, ampliando i suoi interessi a tutto l’Est. E dopo gli eventi del 1989 e del 1991 divenne “La Nuova Europa”. Nel 1970, in viaggio verso la Russia, alla frontiera gli dissero: «Ah, lei è il signor Scalfi? Non si è stancato di visitare l’Unione Sovietica? Sappia invece che l’Urss si è stancata di lei». Circa venti anni dopo doveva cadere il Muro (1989) e doveva dissolversi l’Unione Sovietica (1991). Ma lui continuò la sua opera di testimonianza della bellezza: la bellezza è l’ultima manifestazione, diceva spesso. Cosa significhi “cultura” e quanto essa sia decisiva per la vita dei popoli, lo si capisce guardando a vite come la sua.

Roberto Russo