Analisi. Qui Strasburgo l’assemblea da 3.143 scelte
Dal clima agli accordi commerciali, dagli scambi online al copyright sul Web. Si può ben dire che il Parlamento Europeo in cinque anni di attività abbia avuto davvero molto da fare. Complici anche le nuove regole del Trattato di Lisbona (in vigore dal 2007) che assegnano all’Assemblea Ue ampi poteri di co-legislatore: l’assenso del Parlamento Europeo è ormai indispensabile per quasi tutte le materie. In questa ottava legislatura in totale il Parlamento ha approvato 3.143 atti, tra cui circa 1.000 proposte legislative della Commissione Europea (in massima parte approvate). Secondo un rapporto preparato da Agi/Openpolis, 918 provvedimenti hanno riguardato lo Stato dell’Unione, 851 le politiche comunitarie, 817 le relazioni esterne, 558 la coesione, 388 il mercato interno, 357 la libertà, la sicurezza e la giustizia,125 la cittadinanza europea, 73 il sistema economico e monetario.
Tanti hanno visto lunghi negoziati con l’altro organo co-legislativo comunitario, il Consiglio dei ministri Ue, che rappresenta gli Stati membri. Il caso più recente, e uno dei più importanti, è il via libera alla direttiva per la tutela del copyright sul Web, che ha visto uno strenuo braccio di ferro tra Consiglio e Parlamento. Non senza la possente pressione delle grandi lobby dei big della Rete, da Facebook a Google. Giganti che adesso dovranno stipulare accordi per pagare i diritti di pubblicazione di articoli di giornali e verificare che i contenuti scaricati rispettino i diritti d’autore. Sempre in ambito digitale, una delle più importanti normative approvate riguarda la protezione dei dati personali, considerata la più avanzata al mondo, con l’obbligo di un consenso esplicito all’utilizzo dei propri dati e il diritto alla cancellazione.
Sul fronte clima e ambiente, l’Europarlamento ha approvato di recente una normativa per la drastica riduzione di prodotti in plastica monouso (il via libera definitivo del Consiglio è di martedì scorso): banditi saranno piatti e posate di plastica, cannucce, bastoncini per gli orecchi. Inoltre – anche qui con difficili e lunghi negoziati – il Parlamento Europeo ha dato il via libera a più severe normative sui limiti delle emissioni di Co2 per auto, camion e furgoni, con l’obiettivo di arrivare per il 2030 a emissioni inferiori rispettivamente del 37,5%, del 30% e del 31% rispetto ai livelli del 2021.
Un dossier importante per i consumatori riguarda il roaming per la telefonia mobile: dal giugno 2017 si applicano le stesse tariffe valide nel proprio Paese di residenza anche quando si usa il proprio abbonamento in altri Stati Ue. Solo pochi giorni fa è arrivata un’ulteriore sforbiciata ai costi per chiamate e Sms dallo Stato di residenza verso altri Stati Ue. Con l’occhio rivolto al consumatore è pure la normativa sul «geoblocking» che pone fine alla pratica (con alcune eccezioni) per cui un acquirente situato in Italia non poteva comprare prodotti nella versione francese o tedesca dello stesso sito online di vendite. Via libera dal Parlamento anche a un sistema che impone tetti ai costi previsti dalle società di carte di credito e debito, e una normativa che apre all’utilizzo di nuovi mediatori di pagamento. Approvata inoltre la riforma del sistema degli audiovisivi, con una maggiore tutela dei minori. Non manca il fronte sociale, per il quale spicca la nuova direttiva per l’equilibrio tra famiglia e lavoro, che rafforza il ruolo dei padri, prevedendo per loro un congedo parentale di almeno 10 giorni lavorativi retribuiti.
Il Parlamento ha inoltre approvato la nuova Autorità europea per il Lavoro e una direttiva per più trasparenti e sicure condizioni di lavoro. Sul fronte economico, da registrare il via libera agli accordi commerciali con Canada (Ceta) e Giappone, e invece un ruolo determinante nello stop al mega accordo commerciale con gli Usa (Ttip), mentre di recente è stato approvato un nuovo mandato negoziale per un accordo più limitato. In ambito di conti pubblici, il Parlamento ha bocciato una proposta della Commissione che avrebbe incluso nei trattati Ue il controverso Fiscal Compact.
Rimangono però vari cantieri aperti. Sui fronti in stallo, spicca la riforma del Regolamento di Dublino sull’asilo. Dopo lunghi negoziati, l’aula aveva trovato una maggioranza su un testo che prevedeva la ridistribuzione obbligatoria di richiedenti asilo. Il Consiglio Ue non ha trovato l’intesa, si partirà daccapo con il nuovo Parlamento. In stallo pure la revisione della normativa sul Regolamento Schengen, l’Europa senza frontiere. Se qui il Parlamento non ha colpe, è invece corresponsabile dello stop alla direttiva per il coordinamento della sicurezza sociale per i lavoratori transfrontalieri. Al pari degli Stati membri, anche l’aula si è divisa e ha deciso di rinviare il voto alla prossima legislatura.
Sul fronte fiscale il Parlamento non ha potuto molto: pur avendo creato ben tre commissioni d’inchiesta sulla grande elusione e le frodi fiscali, non è riuscito a fare arrivare in porto molti provvedimenti lanciati dalla Commissione, soprattutto per lo stallo tra gli Stati. Ad esempio sull’obbligo per le multinazionali di pubblicare i profitti in ogni Stato membro (approvato dal Parlamento ma stoppato dal Consiglio), la riforma dell’Iva o la base imponibile comune per le imprese. Bloccato in aula, soprattutto per la mancata intesa tra Stati membri, pure lo schema di garanzia Ue per i depositi bancari. Ferma, infine, la direttiva sull’acqua potabile: anche qui, il Parlamento ha approvato un suo testo, ma il Consiglio non l’ha accettato. Si riparte alla prossima legislatura.