Il messaggio dei vescovi italiani per la 36ª giornata per la vita contiene molti spunti meritevoli di commenti, ma in questo momento mi sembra particolarmente stimolante la chiusura: «L’alleanza per la vita è capace di suscitare ancora un autentico progresso per la nostra società, anche da un punto di vista materiale». Queste parole incrociano per un verso il successo dell’iniziativa "Uno di noi" e per altro verso cadono in mezzo alla disgregazione delle vecchie forze politiche e a una apparentemente inarrestabile regressione sociale, fatta di disoccupazione, di sfiducia, di paura per il futuro. I due milioni di cittadini europei che hanno dato voce a chi non ha voce hanno gettato un seme di unità. E una sola voce si è udita in tutti i Paesi della Ue. Nonostante il crescente populismo nemico dell’Europa, l’iniziativa "Uno di noi" ha valicato ogni confine e ha stretto una rete di amicizia e di entusiasmo. Una sorta di "ecumenismo per la vita" ha superato le differenze teologiche: cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, hanno espresso insieme un’unica convinzione: la dignità umana deve essere riconosciuta a ogni essere umano fin dal concepimento. Nella estrema essenzialità e semplicità di tre parole – uno di noi – sono state superate differenze di linguaggio, di storie, di metodo, incomprensioni e personalismi. Il valore della vita ha fatto da cemento unitivo. In questi giorni, in Italia, mentre cresce la frammentazione politica, è constatabile una generale aspirazione a una riaggregazione nuova e credibile. Ma una vera unità non può risultare da un semplice affiancamento di percentuali di consenso popolare vero o presunto. Occorrono obiettivi di fondo comuni. Il messaggio dei vescovi consente di proporre la domanda, che travalica i confini della destra e della sinistra e toglie efficacia discriminante o neutra dal punto di vista valoriale a parole come "moderati" e "bipolarismo". Può una «alleanza per la vita» suscitare «un autentico progresso» per la nostra società? La Chiesa italiana lo afferma denunciando la «tendenza negativa della denatalità» e il «vistoso calo» della «aspettativa di vita media» se la consideriamo non alla nascita, ma al concepimento. L’allusione all’aborto e alla morte causata nelle tecniche di procreazione artificiale è evidente.E allora viene da domandarsi: è immaginabile il trasferimento della proclamazione di "uno di noi" dall’ambito di uno strumento di partecipazione democratica europea a forza unitiva di una grande alleanza politica in Italia? In una fase come questa penso, infatti, che dovrebbe avere un ruolo anche l’idea che tutti gli esseri umani sono uguali in dignità, fin dal concepimento. A chi obbiettasse che il convenire su tre parole («fin dal concepimento» oppure «uno di noi») è troppo poco per costruire una nuova "alleanza politica" data la gravità e complessità dei problemi attinenti oggi al bene comune, si può replicare che il tema della uguale dignità di tutti, proprio di tutti, ha la stessa forza aggregante avuta in passato dalla lotta contro la schiavitù e contro la discriminazione della gente di pelle diversa. In ogni caso si può e si deve provare. Due milioni di cittadini si sono mobilitati per chiedere poche cose alla Ue. Ma l’affermazione che ogni essere umano è "uno di noi" è una «forza sorgiva come realtà che sorregge tutte le altre». Ora si tratta di dimostrare e convincere che davvero anche il figlio appena concepito è "uno di noi". Lo possono fare gli scienziati e i medici, cioè coloro che "vedono" il miracolo della vita; lo possono fare i giuristi, cioè coloro che per distinguere il diritto, ovvero la giustizia dall’ingiustizia. Devono superare la «cultura dello scarto» identificando senza incertezza il titolare dei diritti dell’uomo in ogni essere umano senza discriminazioni. Ma, a mio parere, lo debbono fare anche i politici se vogliono restituire verità alla politica come servizio per il bene comune, cioè il bene proprio di tutti, anche dei più piccoli, deboli, poveri, dimenticati. Una pubblica e formale adesione di parlamentari e dirigenti politici alla iniziativa "Uno di noi", anche se sottoscritta al di fuori della procedura prescritta dall’Ue, può aiutare a muoversi in questa direzione. E può dare una spinta a chi vuol restituire un’anima all’Europa.