Da più di un anno bandiera della pace (e due colori rafforzati) al balcone
Gentile direttore,
le scrivo per ringraziarla, e con lei ringrazio tutta la redazione di “Avvenire”, per il quotidiano impegno a favore della pace, e non solo in Ucraina. Faccio parte di quella inascoltata maggioranza di italiani che vorrebbe l’Italia e l’Europa in prima fila per cercare una soluzione di pace, duratura e non solo tregua, che rispetti i confini ucraini, senza mortificare troppo Putin e i suoi. Da più di un anno ormai la bandiera della pace sventola sul mio balcone, dove hanno trovato posto un nastro verde, per ricordare chi lo indossa in Russia per esprimere il suo dissenso sulla guerra, e un pezzo di stoffa blu, per ricordare i burka forzatamente indossati dalle donne in Afghanistan. Spero di poterli presto riporre in un cassetto. La ringrazio e la saluto cordialmente.
Non è la sola a far sventolare quella bandiera, gentile e cara signora Bailo, ma mi piace molto che – come me e come noi di “Avvenire”, a cominciare dalle mie colleghe – lei ne rafforzi in questa stagione del mondo due colori soprattutto: il verde della coraggiosa opposizione nonviolenta russa alla guerra e il blu che “libera” il colore tipico del burka afghano e con il colore, idealmente, libera le donne a cui è purtroppo di nuovo imposto come insuperabile barriera con gli altri, con lo studio, con la piena dignità. Grazie di cuore. Posso dire che dedico il suo pensiero limpido e delicato (e queste mie poche righe di accompagnamento) a chi continua ad accusare di astrattezza e addirittura di indifferentismo le donne e gli uomini del popolo della pace?