Opinioni

Le radici solidali del futuro comune. Da dove ripartire

Gianfranco Marcelli martedì 17 giugno 2014
Sono trascorsi quasi 32 anni dal giorno in cui, nella cattedrale di Santiago de Compostela, il futuro san Giovanni Paolo II, al termine del suo primo viaggio apostolico in Spagna, rivolse un accorato appello ai popoli del Vecchio Continente, allora ancora diviso da un muro di discordia e di inimicizia apparentemente insuperabile. Da figlio «della nazionale polacca» e al tempo stesso da vescovo di Roma, Papa Wojtyla lanciò all’Europa, dal suo estremo lembo occidentale, quello che definì «un grido con amore». Diceva, quell’invocazione destinata a risuonare dall’Atlantico agli Urali: «Ritrova te stessa, sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ritrova le tue radici».Domenica sera, dal cuore del popolare quartiere capitolino di Trastevere, in un contesto apparentemente così diverso dal tempio galiziano, Papa Bergoglio ha riaperto il "dossier europeo", con parole che riecheggiano nell’ispirazione l’appello wojtyliano, ma anche con alcune indicazioni concrete che coinvolgono in prima persona i fedeli cristiani. Tocca a loro, tocca anche a ciascuno di noi, ha detto Francesco, aiutare l’Europa «a ringiovanire, a ritrovare le sue radici». Perché, ha spiegato, questa nostra casa comune non è tanto o soltanto invecchiata, è soprattutto «stanca».Colpisce, a distanza di oltre tre decenni, in un panorama geopolitico così diverso da quello che poteva contemplare Giovanni Paolo dall’antica "finis terrae", la profonda sintonia con il suo successore venuto «quasi dalla fine del mondo». Parlò, il primo, di «una stagione di smarrimento». Constata, il secondo, il senso di incertezza di un continente che semplicemente «non sa cosa fare». Certamente, nella comune analisi, è la rinuncia all’eredità cristiana e al pronfondo e vitale umanesimo che ne discende la causa di questa incapacità di scuotersi, di ritrovare il sentiero della speranza.Ne descrive i sintomi con semplicità Papa Francesco, quasi conversando, com’è nel suo stile, con il popolo di Sant’Egidio: con i volontari e i vecchi, con gli animatori delle comunità e i poveri che gremiscono la basilica di Santa Maria. Indica di nuovo la «cultura dello scarto» e del rifiuto verso le generazioni anziane e nascenti come il più efficace «indicatore» che rivela «la qualità» delle nostre società. Perché se sono i giovani e i bambini, assieme ai loro nonni, quelli che «portano avanti la storia», la rinuncia allo slancio vitale dei primi e alla capacità di memoria dei secondi rischiano davvero di portare i Paesi del nostro Continente al limite dell’implosione.Del resto, basta scorrere le tabelle che l’Istat ha diffuso ieri, con le cifre su nascite, morti e migrazioni degli abitanti della Penisola, per trovare la migliore conferma del richiamo pontificio nei confronti di «un popolo senza futuro». E se sono le generazioni di mezzo, quelle degli adulti, a condizionare le tendenze demografiche, da noi come nel resto d’Europa, allora la causa di tutto ci riconduce a quell’«idolo denaro» che Bergoglio ha ancora una volta smascherato. È quello il totem che costringe chi ha il potere di compiere le scelte più importanti a "scartare" tutti quelli che costano e non rendono, che non producono o che, soltanto con il nascere, impongono sacrifici e rinunce al culto del proprio "io".Questo medesimo idolo spinge infine i mercati a forme di speculazione «intollerabili», in particolare quella sui prezzi dei generi di prima necessità: la più «scandalosa» delle pratiche finanziarie mondiali, la peggiore manifestazione di dominio, ha insistito ieri Francesco parlando al pontificio Consiglio per la giustizia e pace. Perché sorprendersi allora se, affamando sempre più i poveri, questi si sentono spinti a inumane migrazioni di massa, in cerca di quel futuro che l’Occidente grasso e disperato non riesce più a intravedere? E così il cerchio si chiude. Ma si può spezzare, incoraggia con il suo sorriso il Papa.Come il Muro di Berlino 25 anni fa, questa barriera si può rompere: a colpi di solidarietà (parola e pratica cristiana che, dice il Papa, «non è una parolaccia ») e mediante la tenace testimonianza dei credenti in favore della vita debole e più bisognosa di aiuto. È questo che ha edificato l’Europa lungo i secoli, che ne ha innervato lo sviluppo e la cultura. Da qui principalmente, dalle «pietre scartate», può cominciare il risveglio. Proseguendo subito dopo con la tutela della famiglia, l’architrave per il quale l’ultimo tweet firmato @pontifex ha invocato ieri la benedizione del Signore, affinché lo rafforzi «in questo momento di crisi».