Curare i no-vax? Autolesionismo dilemmi Usa e nostri valori
Gentile direttore,
ho letto, in cartaceo come mia consuetudine, l’articolo del 4 agosto scorso sul «dilemma dei medici Usa», curare o non curare i «non vaccinati» che fanno «piene le corsie degli ospedali» d’America. E debbo confessarle che, da essere umano e da cristiano, sono rimasto inorridito. Inorridito non tanto per un problema esasperato e deplorevole nel suo insieme, quanto dalla presa di posizione del suo giornale rispetto a esso, una posizione alquanto equivoca e per nulla netta rispetto al valore fondamentale della persona. Da un po’ di tempo sto notando sottolineature pesanti rispetto quanti lei chiama 'no-vax' in maniera affrettata e per la maggior parte dei casi inesatta, quasi essi siano colpevoli di peccato mortale. Pare che la colpa più grande nei confronti del prossimo sia il non vaccinarsi. Lei sta facendo un enorme sbaglio scientifico, etico e morale. Ma mi dica: se il Green pass diventasse obbligatorio per partecipare alla santa Messa la sua posizione sarebbe identica? Io credo di no.
Andrea IllustroVedo che le settimane passano e che lei, gentile signor Illustro, non cambia opinione neanche di fronte all’evidenza del contributo che le vaccinazioni stanno dando, nei Paesi dov’è possibile (e purtroppo in troppi Paesi poveri non lo è ancora), al contrasto della pandemia di Covid-19. Il 20 giugno scorso avevo risposto più o meno sullo stesso tema a lei e a un altro lettore. Anche allora non voleva essere definito 'no-vax' pur rifiutando di vaccinarsi (a differenza, se ben ricordo, dei suoi figli). Non mi metterò a discutere di questo, ho detto e ripetuto la mia: vacciniamoci, per noi stessi e per gli altri, e comportiamoci con la necessaria responsabilità, adottando tutte le altre precauzioni ancora necessarie contro la circolazione del virus. Detto questo, mi chiedo: è tanto difficile riconoscere nell’articolo di Elena Molinari sui «dilemmi» dei medici Usa davanti a una massa di ostinati 'no-vax' che sta finendo in ospedale un serio pezzo di cronaca che aiuta a capire la realtà? Questo è quell’articolo, non un editoriale. Due diversi generi giornalistici. E la posizione arcinota di 'Avvenire' è di garantire cure proporzionate a ogni persona, ma proprio a tutti, anche agli spericolati e agli autolesionisti. E vengo alla sua domanda finale: se la presentazione della Certificazione verde diventasse la norma per poter partecipare a ogni tipo di attività collettiva, se ne prenderebbe atto. Spero che non ci si arrivi, ma nel caso credo che i pastori e le comunità cristiane lo vivrebbero come un atto di amore e di responsabilità. In ogni caso, già ora le Chiese sono forse gli unici luoghi dove si rivaleggia con gli ospedali per rispettare tutte, ma proprio tutte, le misure di profilassi anti-Covid stabilite. È bello che nei luoghi di cura del corpo e dove si curano le anime si agisca con analogo scrupolo. E che chi ci opera sia larghissimamente vaccinato.