Il direttore risponde. Cuore e comunità, porte aperte
Gentile direttore,
una certa allegra pastorale postconciliare ha prodotto (non da sola) o almeno non ha contrastato efficacemente indecenza, turpiloquio, volgarità, forte diminuzione della pratica religiosa e delle vocazioni speciali, infedeltà coniugali, trionfo della satira sbracata, eros e violenza perfino nei film religiosi, un carnaio balneare sempre più nudo... Un’educazione senza il timor di Dio ha portato a una fede poco convinta e poco impegnata. Oggi vestono “sexy” anche le “figlie di Maria” e la moda ignobile trionfa nelle strade, nelle scuole, negli uffici, perfino nelle chiese e nei santuari. Se non riportiamo i cattolici in chiesa e a una vita morale decente, maciniamo aria. I soloni della teologia morale, della sociologia e dei media hanno disorientato preti e laici. Per paura del cosiddetto moralismo si predica poco la morale e la Confessione è all’acqua di rose. La morale cristiana è una morale severa; è la morale del sì e del no, e richiede un’educazione severa. La crisi della famiglia non si risolve con le dichiarazioni di nullità facili, col femminismo o con le “carezze” ai separati riaccompagnati o risposati. So che queste idee non piacciono a molti, ma bisogna ubbidire a Dio prima che agli uomini.
Luciano Canini, Rimini