Cuccioli di cani e umani neonati, si rischia di rovesciare la scala dei valori
Caro direttore,
la legge italiana impone che i cuccioli di cani, prima di essere venduti sui mercati, restino obbligatoriamente almeno 60 giorni con la cagna che li ha partoriti. Questo è stato deciso da chi ama gli animali per non far impazzire di dolore la madre, come sappiamo che accade quando le vengono strappati i cuccioli. È una norma in linea col rispetto di quella natura che oggi tutti invocano, e che impedisce quello che è stato verificato essere un grave maltrattamento degli animali. Viene spontaneo il confronto con la vicenda dell'utero in affitto, quando madre e figlio vengono separati immediatamente dopo il parto. A me sembra paradossale che il nato da donna, e la donna madre, non possano nemmeno godere i diritti che vengono garantiti perfino ai cani. Mi sembra un rovesciamento della scala dei valori, e chi propone diritti e uguaglianza dovrebbe almeno garantire agli umani quanto è garantito agli animali. Io amo la natura, il Creato e, come dice san Francesco, tutte le Creature.
La sua riflessione, caro professor Salvoldi, è utilmente provocatoria. Ci sono amari paradossi che stiamo alimentando con leggerezza infelice e rischi che corriamo apparentemente a cuor leggero. I problemi aperti dalla “cosificazione” della donne attraverso la maternità surrogata sono enormi, così come le sfide legate al commercio dei gameti umani e alla stessa possibilità del dono degli stessi. Ci sono in ballo le relazioni generative dirette e fondamentali, e le relazioni con le storie umane di cui siamo continuazione e parte. Di cui ogni figlio è sempre parte. Bisogna decidersi a vedere tutto questo, per davvero, smettendo gli slogan.