Opinioni

Spiazzate le previsioni degli economisti. Dopo il bazooka di Draghi, crescita a sorpresa

Marco Girardo venerdì 30 gennaio 2015
Ops, la crescita sarà più robusta del previsto. E di quanto previsto appena un paio di settimane fa. Pure in un’Italia che, stando ai calcoli d’inizio gennaio, avrebbe dovuto combattere con un Pil 'stagnante' o giù di lì per buona parte del 2015. La 'lumaca' tricolore potrebbe ritrovarsi invece a lambire verso la fine dell’anno un insperato +0,8%. La crescita «si rivelerà molto superiore alle previsioni correnti », afferma Confindustria, ricordando lo 0,5% finora stimato per l’anno in corso e il +1,1% per il prossimo. Non sarà lo scatto tedesco, certo, ma è una velocità di tutto rispetto considerate le sabbie mobili dell’ultima crisi. C’è chi invita alla prudenza, ci mancherebbe. Di false ri-partenze l’Italia ne ha già commessa una dopo il terribile choc provocato dall’implosione di Lehman Brothers. Ben venga tuttavia anche un piccolo cambio di passo capace di tramutare finalmente il 2015 nell’anno della svolta. Colpisce in ogni caso la repentina rotazione della lancetta sul barometro dei centri studi economici. Quel passaggio dal cattivo al bel tempo in un batter d’occhio. Vien da pensare che a sorprendere gli economisti questa volta sia stato un 'cigno bianco'. Non un evento negativo imprevedibile, cioè, il famoso 'cigno nero' che i radar statistici molte volte in passato non sono stati in grado di intercettare. Ma un evento capace all’opposto di raddrizzare la baracca. Tutti gli indizi portano naturalmente a Francoforte e al Quantitative Easing lanciato da Mario Draghi, il programma di acquisti da 60 miliardi al mese per combattere la deflazione e rilanciare l’economia. Gli effetti di una manovra espansiva di queste dimensioni sono il deprezzamento della valuta (l’euro) e la compressione di rendimenti sui titoli di Stato e degli interessi da pagare alle banche. Che uniti al calo dei prezzi energetici si trasformano in benzina per le imprese, a partire da quelle con una forte vocazione all’export. Eppure il barile aveva iniziato a sgonfiarsi già lo scorso anno. E l’euro a indebolirsi nei confronti del dollaro da tempo. Draghi aveva infine preannunciato l’utilizzo del 'bazooka' fin dalla scorsa estate. Cos’è cambiato, allora, negli ultimissimi giorni? Anzitutto che a Francoforte si è passati dalle parole ai fatti. E che l’intensità del QE ha sorpreso tutti. La vera spinta per far spiccare il volo al cigno bianco. Tocca all’Italia, ora, completare le riforme perché il cigno non ricada a terra.