Il mondo cambia. La crisi sta costringendoci a cambiare. Nulla sarà più come prima ma è comprensibile che alcuni si adattino agevolmente e altri non si adattino affatto. Fabrizio Corona, ad esempio.
La sua parabola si è conclusa. Addio locali notturni, ragazze a nugoli, riflettori e denaro a palate. Addio?
Tutt’altro che facile dire addio a tutto ciò. Così la sua fuga grottesca verso le Colonne d’Ercole, la sua resa e il pronto rientro in patria (i portoghesi non vedevano l’ora di disfarsene), in irrisoria diretta televisiva tra figuranti plaudenti, ci mostrano un condannato che va in prigione, ma prima ancora una persona prigioniera, da tempo, del suo personaggio, con tutto il consueto armamentario frusto di aria spavalda e occhiali scuri e farneticazioni roboanti. Dalle patrie galere Corona uscirà, se farà il bravo, ben prima dei 7 anni e 10 mesi inflittigli dai giudici; ma saprà mai uscire dalla gabbia ben più blindata del Fotografo Maledetto?
Il mondo cambia e Corona appartiene al mondo antico, che si ostina a restare in vita pur essendo già morto. È il mondo dei fan che inneggiano a lui sui social network; è il mondo degli autori bolsi che attorno a lui si ostinano a imbandire i banchetti televisivi; è il mondo del pubblico che da quei banchetti non riesce ad astenersi, e pur avendo il telecomando non ha davvero imparato a usarlo. È il mondo dove tutto si compra e tutto si vende; il mondo dove il denaro si moltiplica semplicemente piantandolo nel Campo dei miracoli (finanziari) come gli zecchini di Pinocchio, fin quando Gatto e Volpe non te li soffiano sotto il naso; paradossale è che qualcuno, con l’aria scaltra, nel Campo si ostini a piantar denari... Zombi della finanza, i più duri a tirare le cuoia. È il mondo fatto di Vip volgari, tanto più ricchi quanto più ignoranti, orgogliosi di potere senza sapere. È il mondo del successo senza arte né merito. È il mondo che non esiste se non appare, e investe tutto nell’apparenza, nel mostrarsi e nell’esibire.
Quel mondo è già un cadavere in via di putrefazione anche se, come un lurido zombi, si ostina a muoversi, a lanciare grugniti e a spalancare le fauci. La crisi ci ha impoveriti; in molti casi, purtroppo, ha impoverito chi già aveva poco lasciando intatte le ricchezze di chi aveva molto. Ma la crisi sta rimescolando anche modelli di pensiero e stili di vita. Il mondo nuovo non sappiamo ancora come sarà. Speriamo sia un poco più virtuoso ed equo. Speriamo? Occorre lavorare affinché sia un po’ meno un mondo di consumisti predatori e assai più un mondo di produttori: produttori di merci e servizi utili e intelligenti, ma anche produttori di pensiero, di arte, di bellezza. Nel mondo nuovo, il personaggio Corona non avrà più alcuno spazio. L’uomo Corona, se riesce a scappare dal personaggio, sicuramente sì.