Opinioni

La preghiera contro il coronavirus. Creiamo salde catene di umanità e solidarietà

Eugenia Bonetti mercoledì 1 aprile 2020

Caro direttore,

da qualche settimana, ormai, l’Italia è nella morsa di un potente e ancora poco conosciuto coronavirus che scatena una male che è stato chiamato Covid-19. Partito come un’epidemia in Cina, abbastanza lontana da noi da non farci così paura, è diventata presto pandemia e piaga anche nel nostro Paese. L’Italia ne è afflitta in maniera brutale.

Questo virus in poco tempo ha contagiato e contribuito a uccidere migliaia di persone. Ha prima ingannato e poi spaventato e, in qualche caso, pietrificato uomini di governo e intere popolazioni. Ha sospeso le attività, chiuse tutte le scuole, gli uffici, le attività professionali e persino sconvolto la vita delle chiese, fino a bloccare – in Italia – il Paese da nord a sud, da est a ovest. Ha costretto le persone a trincerarsi nelle proprie abitazioni in una quarantena che sta unendo forzatamente o, al contrario, dividendo molte famiglie e che limita, se non addirittura ferma, i rapporti sociali e familiari. Tutti ci sentiamo più soli, smarriti, in trappola, schiavi di un male che non sappiamo ancora come vincere, che ci coglie impreparati, che ci spaventa e che fatichiamo ad arrestare. Ci sentiamo come bloccati, sospesi da una catena invisibile di morte, di solitudine, di inconsapevolezza, di terrore. Catena che ci costringe alla solitudine e all’immobilità.

In questa situazione faticosa, però, la collettività dà dimostrazione di essere molto più forte e coesa di sempre, impegnata più che mai a mantenere quel calore umano che di solito, noi italiani, dimostriamo abbracciandoci, baciandoci, stringendoci la mano o dandoci degli affettuosi “buffetti” sulle spalle o sulle guance, stando insieme e condividendo spazi per mangiare, gioire, pregare, lavorare, darci conforto.

Possiamo contrastare la terribile catena di solitudine e morte con un’altra catena che ha anelli sempre più forti ed indistruttibili: la solidarietà e la preghiera. Tanti di noi stanno combattendo la paura del coronavirus con la corona del Rosario, affidando alla Madre di Gesù e Madre nostra le sorti di questa umanità, delle nostre famiglie e del mondo intero. So anch’io che in queste settimane, una volta alla settimana, i media di ispirazione cristiana promuovono una preghiera serale comune del Rosario, in diretta televisiva, radiofonica e via social. E tantissimi si riuniscono idealmente anche così. Accadrà anche domani, giovedì 2 aprile.

Abbiamo proprio bisogno di riscoprire il valore della preghiera per ritrovare la forza di rimanere uniti, di combattere insieme per proteggere noi stessi, le nostre famiglie e l’umanità intera. È come se questo momento così brutto ci mettesse davanti a una più chiara consapevolezza di non essere singoli individui ma una comunità, che ha bisogno di stare coesa pur nelle differenze e combattere insieme per riuscire a superare questo duro momento. Ecco perché dobbiamo continuare ad alimentare questa catena di umanità e di solidarietà! Dobbiamo nutrirla e farla crescere, e dobbiamo essere anche capaci di trovare nuovi modi per stare gli uni accanto agli altri. Per sorreggerci e darci forza.

Usiamo, allora, nelle nostre famiglie la corona del Rosario, affidando alla Madonna, Madre di Gesù e Madre nostra, gli ammalati e le loro famiglie, gli operatori sanitari e le forze dell’ordine, tutti coloro che si spendono per noi. Solo in comunione e con senso di responsabilità riusciremo come comunità a far fronte a questa emergenza e uscirne arricchiti, certi di appartenere a una grande famiglia umana dove anche la stessa sofferenza condivisa e alleviata è una grande ricchezza da riscoprire e valorizzare.

Missionaria della Consolata, Presidente dell’Associazione “Slaves No More”