Opinioni

Consigli a figli e nipoti: che cosa è bene fare in (e per) questa Italia

Marco Tarquinio sabato 28 gennaio 2017

Signor direttore,
a mio avviso non c’è speranza al momento in un rinsavimento degli attuali nostri rappresentanti e nemmeno per il futuro. L’Italia è un Paese depredato dalla politica a tutti i livelli, affondato, attualmente senza avvenire. Nei politici non c’è nessun interesse per gli italiani, ma vige soltanto il perverso impulso al conseguimento del proprio immediato tornaconto. L’unico consiglio che posso dare ai nostri giovani, e che do ai miei nipoti, è quello di andarsene dall’Italia. Questo a commento del suo editoriale («La sconfitta della politica. Chi si rassegna?», “Avvenire” del 26 gennaio 2017), a proposito della legge elettorale. Auguri.
Santo Bressani


Accetto i suoi auguri agrodolci e rispetto la sua amarezza, gentile lettore. Ma i politici non sono tutti uguali e tutti “per male”, così come gli italiani semplici (come lei e me) non sono tutti identici e tutti “per bene”. E nessuno, in alto o in basso, può essere usato come alibi del disimpegno di nessun altro. Più passano gli anni e più cose vedo e racconto, più ne sono convinto. Quanto al consiglio che lei dà di andarsene un po’ schifati da questo Paese, sbattendo metaforicamente la porta e addirittura “scuotendo la polvere dai calzari”, posso solo dirle che ai giovani che incontro, e alle mie due figlie, ne offro uno esattamente opposto: sentirsi cittadini del mondo, ma voler comunque e sempre un gran bene all’Italia, e dimostrarlo. Magari anche lasciandola, per un po’, ma senza abbandonarla mai. E senza arrendersi. C’è un enorme lavoro da fare, con tenacia, per ripulire la nostra terra (a cominciare dal nostro modo di vivere), per custodirne ed esaltarne la bellezza e per rinnovare la grande e buona civiltà del nostro popolo. È faticoso, certo. E molto e molti – malavita, economia di rapina, burocrazia, corruzione, cattivi modelli culturali, miopia di non pochi amministratori pubblici... – congiurano per farlo apparire uno sforzo impossibile e in fondo vano, ricalcando così il cinico e sconsolato schema della famosa frase attribuita da alcuni a Mussolini e da altri a Giolitti e da altri ancora a Churchill: «Governare gli italiani non è difficile, è inutile». Non è vero. E in fondo anche lei, signor Bressani, lo sa: chi si rassegna, è perduto. E ha perduto.