Opinioni

Consegne postali: un mistero antico e nuovo. E un'attesa purtroppo delusa

Marco Tarquinio sabato 23 novembre 2019

Gentile direttore,

il funzionamento delle Poste italiane è uno dei misteri della nostra fede, anche se il catechismo della Chiesa cattolica non ce lo dice. Infatti, una lettera partita da Roma il 23 ottobre mi è arrivata ieri mattina; un’altra lettera partita anch’essa da Roma, ma il 14 novembre cioè tre settimane dopo quella del 23 ottobre, è arrivata comunque ieri! Insomma una lettera da Roma a Corleone impiega da 1 a 4 settimane: bisogna essere fortunati nella vita! Ma questo è poco ancora: una lettera partita da Parigi è arrivata in 8 giorni; un’altra partita da Marsiglia il 18 novembre è arrivata in 4 giorni! Mi viene il dubbio, direttore, che se voglio inviare lettere con tempi ragionevoli di consegna, è meglio imbucarle a Parigi o a Marsiglia!

fra Pio della Risurrezione, Corleone (Pa)

Potrei limitarmi a una battuta, gentile e caro fra Pio: in Italia è cambiato tanto, qualcuno dice tutto, ma resta intatto il mistero dei tempi postali di consegna della corrispondenza, uno degli argomenti preferiti delle lettere ai direttori di giornale sin da quando ero bambino (e non pensavo di diventare giornalista e, addirittura, direttore di giornale). Purtroppo, però, le battute servono a poco e non fanno neanche più sorridere. Quella che lei descrive è l’amara realtà dell’Italia 'minore', quella dei 5.700 Comuni cui è toccata l’assurda lotteria delle consegne postali a giorni alterni (lunedì, mercoledì, venerdì una settimana, martedì e giovedì la settimana successiva: cinque giorni lavorativi su dodici!). Una griglia a maglie larghe nella quale precipita la certezza di un servizio alle persone e alle comunità che era (e resta) indice di civiltà. Ho scritto di un’Italia 'minore', quella di cui anch’io sono figlio sebbene da più di trent’anni viva ormai tra le due principali città del nostro Paese, Milano e Roma. Ma non 'minore' dovrei scrivere, bensì oggi 'minorata' nel senso di 'mutilata' da scelte ingiuste e disservizi strutturali. L’esatto contrario di ciò che da questa modernità complessa e ipertecnologica dovremmo saper trarre per rendere migliore, più sicura e salda la vita della gente e le relazioni più elementari. Come, appunto, la comunicazione postale.