I messaggi di Oriente del Papa. Con «energia» pura e pulita
Accade spesso, nei viaggi del Papa, che un’immagine fornisca una delle principali chiavi interpretative dell’intero itinerario. Non fa eccezione la visita apostolica appena conclusa. E la foto dal linguaggio simbolico potrebbe essere quella di Francesco a bordo dell’auto a idrogeno (secondo alcuni la macchina del futuro) usata in Giappone. Essa infatti ben si sposa alle parole pronunciate a Fukushima («occorre prendere decisioni coraggiose e importanti sull’uso delle risorse naturali, e in particolare sulle future fonti di energia»), alla ferma condanna dell’uso e della detenzione delle armi nucleari, alla richiesta di un superamento delle attuali, pericolose centrali nucleari, ma anche agli auspici di pace e di dialogo interreligioso e alla lotta alla povertà, soprattutto quando il sottosviluppo si ammanta di forme particolarmente odiose come lo sfruttamento di donne e minori (si pensi al triste fenomeno del turismo sessuale).
Sono i temi non a caso toccati dal Papa nelle diverse tappe nel suo nuovo viaggio d’Oriente. Per cui si può dire che Francesco ha aggiunto in pratica un "capitolo" nuovo all’enciclica Laudato si’. La cruciale questione delle fonti energetiche per un futuro sostenibile è infatti uno di quegli snodi che dal cuore dell’enciclica sulla «custodia della casa comune» irrompe nella vita di tutti i giorni e può davvero indirizzare il futuro in senso responsabile o meno. Da questo punto di vista appare estremamente significativa l’intenzione manifestata dal Pontefice di voler inserire la condanna del bando assoluto delle armi nucleari nel Catechismo della Chiesa cattolica. Una notazione che fa il paio con l’analoga richiesta, scaturita dal recente Sinodo sull’Amazzonia, in merito alla categoria del «peccato ecologico», del quale – a ben guardare – la devastazione prodotta dalle armi atomiche e talvolta anche dall’uso per fini energetici del nucleare (si pensi a Chernobyl o alla stessa centrale di Fukushima) è stretta parente. Per non parlare delle risorse che la produzione e la detenzione degli arsenali delle grandi potenze sottraggono alla lotta alla povertà e allo sviluppo di intere regioni della Terra.
Quello che emerge dunque dal viaggio in Thailandia e Giappone e ne costituisce il lascito più importante è la prova che nelle questioni evocate dai gesti e dalle parole del Papa tutto si tiene. La questione "nucleare", infatti, rimanda contemporaneamente a più temi. Prima di tutto l’appello di pace, anche per Hong Kong, pronunciato tra l’altro da una regione che non solo ha conosciuto l’olocausto atomico, ma che ancora oggi deve fare i conti con i rigurgiti delle ideologie del XX secolo e con le minacce di un riarmo irresponsabile.
Quindi la salvaguardia del creato e anche le scelte economiche, soprattutto quando Francesco ha puntato il dito contro «l’ipocrisia di parlare di pace costruendo e vendendo ordigni bellici». A loro volta le ferite inferte all’ambiente, anche per effetto di scelte energetiche ormai insostenibili o altamente pericolose, determinano cambiamenti climatici, che si ripercuotono sulle popolazioni più povere, mettono in moto ondate migratorie e finiscono per causare profonde instabilità sociali anche nelle nazioni più progredite. Per questo motivo la trentaduesima visita apostolica del Papa supera i confini delle nazioni visitate e dello scacchiere estremo-orientale, per parlare all’intera famiglia delle nazioni.
Da queste 'periferie' che sono 'centro', infatti Francesco eleva ancora una volta la propria preghiera «per un mondo più giusto e pacifico, per l’armonia tra uomo e ambiente» e per l’amicizia e la collaborazione tra i credenti delle diverse religioni, come si è visto ad esempio nella tappa thailandese, quando al Patriarca supremo dei buddisti il Pontefice ha consegnato il documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi. Ma il suo non è solo un messaggio 'politico'. E perciò anche in società dove i cattolici sono la classica goccia nell’oceano egli si presenta come araldo del Vangelo e lo offre a ognuno per ridare senso a vite inquinate dall’«assillante competitività» che «incatena l’anima » e produce scorie di isolamento. In fondo è questa – la Buona Novella – la vera 'macchina' sulla quale Francesco viaggia sempre e sulla quale siamo invitati a salire. Alimentata dall’unica energia pulita ed eternamente rinnovabile in grado di portare tutti verso un futuro (non solo terreno) ecosostenibile.