Benedetto XVI nacque alle prime ore del 16 aprile 1927, sabato santo. Di qui la sua affermazione: «Personalmente sono sempre stato grato per il fatto che, in questo modo, la mia vita sia stata fin dall’inizio immersa nel mistero pasquale», nella vicinanza ai testimoni privilegiati della risurrezione del Signore: Giovanni e Maria. Durante l’evento pasquale troviamo il discepolo che Gesù amava sotto la croce insieme alla Madre di Gesù. A lui il Signore affida Maria, che da quel momento diventa modello e madre di ogni discepolo. Sotto la croce Giovanni diviene inoltre testimone dell’evento pasquale per eccellenza, della morte e del colpo di lancia che squarcia il fianco di Gesù. Ne fuoriescono sangue e acqua, all’origine dei due sacramenti fondamentali della Chiesa: l’Eucaristia e il Battesimo. Dopo la risurrezione Giovanni diventa il compagno di Pietro, gli è al fianco quasi per fortificarlo con la sua presenza e il suo amore. Solo nella sua compagnia il Signore rivolge a Pietro il triplice invito all’amore, necessario per sanare il triplice diniego ma anche per affrontare il ministero petrino delineato come una via che si conclude con la croce. Pietro viene così avvicinato anche a Maria. L’umile Vergine di Nazaret è la figlia di Sion, la Vergine attraverso la quale giunge a compimento la promessa di Dio ad Abramo e a Mosè; è l’arca della nuova alleanza aperta a tutte le generazioni che la proclamano beata, ma è ugualmente la madre cui Simeone preannuncia una spada che le avrebbe trafitto il cuore. Sempre nello spirito pasquale, papa Benedetto ha svolto il suo servizio petrino. Anzitutto ha cercato di fare pulizia nella vigna del Signore. Molti hanno ancora in mente l’immagine di Giovanni Paolo II che aggrappato alla croce chiede perdono per i peccati passati della Chiesa. Con non minore energia papa Benedetto ha cercato di estirpare dalla Chiesa la piaga orribile e umiliante della pedofilia e di imporre la trasparenza nelle amministrazioni centrale e diocesane della Chiesa. Poi ha scavato nel dialogo con Israele: non solo la richiesta di perdono per le colpe nella diffusione dell’antisemitismo, ma il riconoscimento per il debito verso il popolo di Dio, verso i destinatari dell’unica promessa fatta ad Abramo rinnovata a Mosè e portata a compimento in Gesù. Ai figli di Israele noi dobbiamo la legge, luce perenne sul cammino dell’uomo, e dobbiamo i Salmi, la parola con la quale ancora oggi la Chiesa celebra la sua liturgia.Papa Benedetto ci ha poi insegnato, in particolare nei tre volumi su Gesù di Nazaret, scritti durante il pontificato, a guardare al Signore con sguardo di fede, reso sapiente dall’amore. Ora papa Benedetto ha rimesso il suo mandato petrino e si è avvicinato ancor più all’amore di Giovanni, con il quale si immerge nella vita di Dio e accompagna il ministero del suo successore, papa Francesco. Si è infine affidato a Maria, la stella della speranza, che a tutti mostra la strada che porta all’incontro eterno con il Padre. In occasione del compleanno del papa emerito, noi di <+corsivo>Avvenire<+tondo> gli vogliamo stare vicino nella gratitudine dei figli, accogliendo il suo invito a guardare e riconoscere con gli occhi della fede, resi più penetranti dall’amore, Gesù, il Figlio di Dio, Colui che vive alla destra del Padre.