Opinioni

Riflessioni in vista della Gmg di Madrid. Comunità educanti per giovani (e no)

Giuseppe Merisi - vescovo di Lodi e presidente di Caritas  Italiana giovedì 11 agosto 2011
Il magistero del Papa e dei vescovi italiani in questi ultimi anni ha offerto elementi assai importanti di riflessione sul tema della formazione della coscienza con l’invito ad educare al senso del bene e del vero, dell’amore e della verità. Credo basti citare due tra le encicliche di Benedetto XVI, Deus Caritas est, Caritas in veritate), e gli "Orientamenti pastorali" dei vescovi italiani sul tema dell’educare, per rendersene conto, dando spessore e motivazioni forti alla passione educativa che giustamente viene richiesta.Spessore e motivazioni indispensabili se vogliamo che le iniziative delle famiglie e delle comunità possano sortire qualche effetto positivo. Non si può educare al bene e al vero le nuove generazioni, se gli educatori non vivono loro per primi di amore e di verità evangelica, pur nelle difficoltà e con i problemi a tutti noti.Ecco perché è importante che gli educatori, e i catechisti e gli animatori, e anche gli insegnanti della scuola cattolica, possano venire aiutati e sostenuti da autentiche comunità educanti, capaci di convinta testimonianza di fede, con ambiti di vita esemplari, con percorsi spirituali e teologici adeguati, con iniziative di volontariato e servizio aperte a tutti.Ma quello che diciamo per la comunità ecclesiale, credo proprio debba valere, con le dovute distinzioni anche per la vita e le strutture educative della società civile, a cominciare dalla scuola statale, in cui pure si può parlare di formazione al bene e al vero, nel rispetto di competenze e professionalità. Il discorso vale per ogni altro ambito della vita ecclesiale e civile. Vale in generale per la promozione del bene comune che, nel rispetto di ogni legittima diversità, ha sempre bisogno di tensione positiva verso verità e carità, senza di cui la libertà, da sola, non si pone al servizio della crescita effettiva della vita sociale e civile.Vale, per fare un esempio specifico, nel campo sempre più importante dello sport e delle iniziative a esso collegate. Se non c’è educazione al bene e al vero, non ci sarà impegno per «cercare di vincere rispettando le regole», per usare frasi che i ragazzi dei nostri oratori sentono frequentemente. E per rispettare sempre la dignità umana, propria e altrui. E, per fare un altro esempio, non ci saranno solidarietà e sussidiarietà effettive nella lotta contro l’esclusione sociale e la emarginazione se, nel volontariato e nelle stesse istituzioni civili, non ci sarà formazione alla dedizione e alla gratuità, come le Caritas e le altre realtà di prossimità si sforzano di fare e di dimostrare, in particolare in questo Anno europeo del volontariato. Lo stesso discorso si può fare per le iniziative sanitarie e socio-sanitarie di ogni tipo in cui ospitalità, umanizzazione e impegno di prendersi cura richiedono preparazione e motivazioni adeguate.Nella preparazione allo stesso impegno sociale e politico, non ci sarà disinteresse e passione per il bene comune se non ci saranno stati, prima, percorsi personali o associativi di autentica spiritualità, appunto «in carità e verità», che uniti alla competenza e alla passione per la giustizia e la libertà, consentiranno a nuove generazioni di cattolici, di impegnarsi con coerenza per la promozione del bene vero in tutta la società. Ecco perché l’invito alla formazione fondata sulla carità e sulla verità merita di essere accolto e messo in pratica in ogni diocesi e in ogni aggregazione ecclesiale e, con le distinzioni dette, nella società civile. L’impegno educativo è sempre in funzione di qualche altro obiettivo più ampio e generale. Ma è sempre necessario, se si vuole che l’obiettivo generale sia perseguito. Tanto più nel nostro tempo in cui discernere il bene e il vero sembra diventato più difficile anche per la pressione della secolarizzazione e dell’individualismo.Gli stessi ragazzi che andranno a Madrid per la Giornata mondiale della gioventù, avranno un motivo in più per cantare e pregare con il Papa: chiederanno di essere aiutati a camminare con le loro comunità verso un futuro in cui verità e carità, con il loro contributo, potranno tradursi in nuova vita di amore, di giustizia, di libertà.