Opinioni

Pier Giorgio Frassati, i suoi cammini, i suoi continuatori. Come il testimone di un miracolo

Antonello Sica* mercoledì 20 maggio 2015
​Come il testimone di un miracolo; è così che sento il mio rapporto con Pier Giorgio Frassati. E per quanto è vero che nessuno ha pensato di ascoltarmi nella causa che da anni si porta avanti per la canonizzazione di Pier Giorgio, è altrettanto vero il miracolo di cui sono testimone. «Sono testimone«, avete letto bene, e non «sono stato testimone», perché non si tratta di un evento istantaneo, quale può essere la guarigione inspiegabile – e perciò miracolosa – da una malattia. No, no, qui il miracolo è continuo, dura e perdura da anni, ce l’ho sotto gli occhi, lo ammiro nella sua sconfinata bellezza, lo ascolto nelle voci vicine e lontane, di grandi e piccini, di chi abita ancora su questa terra e di chi si è già portato un po’ più ... verso l’Alto.E spesso mi chiedo: "Ma perché proprio io? Cosa mai avrei fatto di buono per meritare questa grazia?».Questa grazia? Di solito una grazia la si chiede, per poi sperare di riceverla ... ma io nemmeno l’avevo chiesta; me la sono ritrovata davanti ... e l’ho benedetta inizialmente quasi con incredulità dicendo: «O benedetto Pier Giorgio, ma cosa mai ti è venuto in mente? O cosa mai mi stai mettendo in mente?».Ma poi ha fatto tutto lui, bravo il nostro Giorgetto, e perciò il miracolo è tutto suo, e se solo mi avessero chiamato a testimoniare è capace che sarebbe stato riconosciuto Santo chissà già da quanto tempo!Pensate un po’: la più grande e la più antica associazione di amanti della montagna che sta in Italia, che accetta e porta avanti, per oltre cinque lustri, l’idea di avere in ogni regione un sentiero intitolato a un giovane alpinista salito agli onori degli altari! E tutto questo senza generare quell’irritazione, quel putiferio addirittura, che solitamente si scatenano ogni volta che si toccano temi religiosi all’interno di un’associazione laica. Sì, sì, d’accordo, queste irritazioni, questi putiferi, spesso sono esagerati, magari a volte anche ad arte forzati... ma è pur vero che si presentano immancabilmente ogni volta che si toccano certi tasti. Pensate solo alle croci in montagna, e ne leggerete di tutti colori, con ragioni che, scremando scremando gli eccessi, in verità non stanno sempre e solo da una parte. Qui invece tutto parte con un disincanto assoluto, sulla condivisione di fondo che accomuna credenti e non credenti nell’ammirazione di un testimone vivente del ben vivere e del bel vivere, insomma – per dirla più semplicemente a modo suo – del vivere e non del vivacchiare.Ah, ti stai facendo prendere dalla foga e ti fai scappare false parole! Pier Giorgio è morto novant’anni fa, altro che testimone "vivente"! E no, cari miei, Pier Giorgio è vivo, e come se è vivo! L’ho incontrato dappertutto, girando l’Italia per portare a compimento questa sua idea dei Sentieri Frassati.L’ho incontrato accanto ad Ernesto Olivero, che a Pollone ci venne a parlare di giustizia e sviluppo, di solidarietà verso i più poveri e di una speciale attenzione verso i giovani. L’ho incontrato accanto a Leonardo Gianinetto, che a Biella mi dette prova di quanti buoni samaritani come lui avrebbe bisogno il mondo. L’ho incontrato accanto al vescovo Vincenzo Savio, che a Danta di Cadore, mentre c’invitava a saper riscoprire la storia di tanta gente che nei secoli ha tenuto alta la propria dignità in mezzo alla dura lotta per la sopravvivenza, si apprestava lui stesso a darci una luminosa prova di come affrontare, con dignità, la dura sofferenza nella "malattia inguaribile". L’ho incontrato accanto a Vito Oddo, che a Siracusa mi ricordava, non solo a parole ma con la sua stessa breve esistenza, che la vita deve essere arricchita da quella fede e da quella capacità di impegnarsi nel sociale e a favore di chi ha bisogno che hanno illuminato il cammino di Pier Giorgio. L’ho incontrato in Campania, a Sala Consilina, accanto a Giorgio Garone e poi in Molise, a Civitanova del Sannio, accanto a Enzo Meccia, e poi di nuovo in Friuli Venezia Giulia, a Maniago, accanto a Francesco Magro e quindi in Puglia, a Roseto Valfortore, accanto a Fiorella Falcone, i quali, nel richiamarmi la storia dei loro antichi circoli di Azione Cattolica intitolati a Pier Giorgio, mi hanno fatto capire che ci sono generazioni e generazioni di uomini e donne che in tutta l’Italia sono cresciuti "a pane e Frassati". L’ho incontrato accanto al carissimo Paolo Reviglio, che nello scorso autunno lo ha raggiunto in cielo, il quale da Torino e da Traves mi ha accompagnato passo passo, come un papà, con la sua "Bibbia nello zaino", arricchita e rinnovata con bellissime meditazioni che incarnavano l’agire di Pier Giorgio nel solco delle Sacre Scritture.L’ho incontrato... lo incontro tutti i giorni accanto a me, con le tracce vive della sua breve ma intensa esistenza a farmi da binario, affinché la mia sbuffante locomotiva a vapore non si lasci troppo alimentare dal fuoco delle mondane passioni – che la porterebbero a un sicuro deragliamento – e raggiunga alla fine quella "stazione" per la quale siamo, un giorno, tutti partiti.*Coordinatore nazionale del progetto "Sentieri Frassati" del Club alpino italiano